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9. Le scelte. Come organizzare il tempo scuola

Scritto da Antonella Accili | ago 20, 2005

Il tempo-scuola nella primaria

Dando per scontato che vige l’autonomia scolastica e che siamo in uno status di libertà di scelta e decisionale, reputo tuttavia utile dare alcuni spunti di riflessione per quanto riguarda il tempo scuola, che è un tema davvero decisivo per il successo del progetto formativo.
Parto dalla mia esperienza: al mio arrivo nella attuale scuola di titolarità, sei anni fa, ho rivoluzionato l'impostazione del tempo scuola. Per quanto riguarda la primaria, avevo trovato due plessi a tempo normale (27 ore settimanali) a settimana lunga dal lunedì al sabato compreso; un plesso a settimana corta (sabato escluso) ma con due rientri settimanali; e un plesso sempre a settimana corta ma con un solo rientro pomeridiano più lungo. Inoltre i due plessi che facevano la settimana lunga facevano comunque un rientro pomeridiano, avendo abbreviato il tempo scuola mattutino di mezz'ora ogni mattina, per cui dovevano recuperarlo in quel rientro. Insomma, mi sono trovata di fronte a un caos, soprattutto dove c’erano docenti itineranti tra plessi o addirittura con altre scuole, e quando c’erano da concordare riunioni e incontri tra docenti. Ho immediatamente uniformato i tempi scuola dei quattro plessi della primaria: settimana lunga dal lunedì al sabato dalle 8 alle 12.30, per un totale di 27 ore settimanali. Ho tolto i rientri pomeridiani, fatte le dovute eccezioni per particolari momenti dell’anno scolastico stabiliti dalle insegnanti (per esempio per la preparazione delle prove INVALSI, per dei momenti di recupero, per alcune necessità laboratoriali ecc.) e retribuiti col FIS. La decisione è stata dettata soprattutto dal fatto che i bambini, essendo ancora piccoli e arrivando da un circondario molto ampio, si stancavano davvero troppo, soprattutto i primi anni, perché partivano da casa molto presto (anche prima dell’inizio reale della scuola, poiché i genitori chiedono il servizio di pre-scuola per motivi di lavoro) e vi tornavano troppo tardi, in più con i compiti ancora da fare.

Valorizzare il tempo prolungato

La Scuola secondaria di primo grado veniva da un retaggio di tempo prolungato (quindi 36 ore settimanali, con due rientri pomeridiani e il servizio mensa): una modalità che ormai si stava esaurendo da sola (restava una sola classe terza in uscita a tempo prolungato) perché gli studenti e le famiglie non erano affatto contenti di discipline come italiano o matematica fatte in orario pomeridiano e poi compiti e studio da svolgere interamente a casa.
Ho quindi pensato a come rilanciare il tempo prolungato, anche perché avere il tempo prolungato vuol dire avere più posti di lavoro, almeno per alcune discipline. Pertanto adesso le ore pomeridiane sono dedicate allo svolgimento di compiti e ad attività di studio con un format cooperativo e sotto la guida di un docente tutor, ad attività laboratoriali che consolidano quanto appreso al mattino, alla valorizzazione dei talenti. A cinque anni dal rilancio del tempo prolungato, tutte le classi sono ora a tempo prolungato. Quei pochi studenti che non vogliono fare rientri, escono regolarmente alla fine della quinta ora di lezione mattutina, ma in ogni caso in ogni classe gli studenti che frequentano solo al mattino si contano davvero sulle dita di una mano. Ai due rientri regolari del tempo prolungato, sono stati aggiunti altri due rientri volontari per altre attività, progetti e valorizzazione dei talenti.

Per una scuola aperta

Attualmente, nelle classi dove vige la sperimentazione MODi e MOF (modello finlandese), sia della Scuola primaria che della secondaria di primo grado, stiamo provando la compattazione oraria, con risultati soddisfacenti.
Perché ho voluto togliere la settimana corta, ovvero il sabato libero, per la primaria? E perché ho voluto i rientri per la secondaria di primo grado?
La risposta è strettamente collegata alla realtà del territorio. Il Montefeltro è una zona meravigliosa, ma isolata e marginale, senza particolari vie di comunicazione e senza tutte le opportunità offerte dalle grandi città. Se la scuola deve essere centro di cultura, formazione, educazione, socializzazione, integrazione, inclusione, valorizzazione dei talenti, forgia di cittadini consapevoli e attivi, allora deve essere sempre aperta, accogliere e dare servizi efficienti.

Referenze iconografiche:  Martin Bergsma/Shutterstock