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Il rapporto tra scuola ed enti locali

Scritto da Giuseppe Bonelli | mar 22, 2024

Le pubbliche amministrazioni compartecipano in maniera non irrilevante alla spesa per l’istruzione del nostro Paese, ma spesso non vengono percepite dall’utenza come interlocutrici in materia. Diversa la prospettiva dei dirigenti scolastici, che al contrario hanno a che fare abitualmente con funzionari, dirigenti, assessori e sindaci dei loro enti locali di riferimento, in un rapporto che vede gli uni e gli altri in prima linea, seppure con responsabilità e oneri differenti, nel far fronte ai bisogni di studenti, docenti e genitori.

Abbiamo voluto fare il punto su questo con tre dirigenti scolastici che hanno vissuto o stanno vivendo entrambi i ruoli: Stefano Retali, dirigente dell’IIS Beretta di Gardone Val Trompia e sindaco di Concesio, nella Provincia di Brescia; Paola Orini, DS dell’IC di Bagnolo (Cr) ed ex assessore all’Istruzione della Provincia di Cremona e Cristina Bonaglia, che da poco ha terminato il proprio servizio attivo come dirigente ma che fa parte dei nuclei di valutazione dei DS ed ha avuto un’esperienza quale assessore all’Educazione del comune di Mantova. A ognuno di loro abbiamo posto cinque domande sul rapporto tra scuola ed enti locali a partire dalla loro duplice esperienza sul campo.

Come giudica oggi il rapporto con il comune o la provincia nella scuola dell’autonomia?

Retali I comuni sono di solito vicini alle scuole e non solo per gli interventi edilizi, ma anche per il diritto allo studio e la progettualità. Esiste il problema delle risorse, ma gli amministratori sentono l’esigenza di essere vicini alle proprie scuole perché luoghi fondamentali per la comunità. Con la provincia il rapporto è diverso: è un ente distante, pur se i rapporti sono sempre stati buoni e c’è stata attenzione, in gran parte vanificata dal calo di risorse di questi ultimi anni.

Bonaglia Credo che per parlare del rapporto tra scuola ed ente locale si debba partire dall’autonomia scolastica, da ciò che è, in relazione a ciò che dovrebbe essere. Certamente l’autonomia della scuola italiana è di gran lunga lontana dall’essere una vera autonomia poiché si configura di fatto come limitata all’ambito didattico, e non comprende, per esempio, la gestione diretta del personale. Tuttavia dalla pubblicazione del DPR 80/2013 si è aperta una nuova stagione per l’autonomia, che finalmente si coniuga con la valutazione (“un binomio inscindibile”, N. Bottani). Questo passaggio è fondamentale per dare senso compiuto all’autonomia e per realizzare quell’idea di governance territoriale che serve per gestire in maniera efficace le risorse, costruendo modelli organizzativi coerenti. Gli istituti scolastici italiani oggi si trovano ad affrontare l’ultima fase prevista dal DPR: quella della rendicontazione sociale. È una grande opportunità per le scuole e auspico che i colleghi e i loro team sappiano intravederne tutte le potenzialità! In estrema sintesi: la scuola deve acquisire identità - cioè operare le scelte - e mettersi in confronto con gli altri mediante la rendicontazione.

Orini Sulla base della mia esperienza prima di amministratore provinciale e poi di dirigente scolastico, ritengo che il rapporto tra le due realtà sia in genere positivo e veda entrambi i soggetti impegnati a garantire l’attuazione del diritto allo studio. Ritengo che spesso la relazione tra scuola ed ente locale sia più agevole e stretta nelle realtà territoriali medio-piccole, nelle quali l’istituzione scolastica è maggiormente percepita come un elemento basilare per l’identità culturale e sociale del paese o della piccola città. In queste realtà, inoltre, il rapporto tra il dirigente scolastico e i rappresentanti del comune, a partire dal primo cittadino e dall’assessore delegato all’istruzione, sono molto intensi e pressoché quotidiani.

Quali sono, oggi, i punti di forza di questo rapporto? Anche con riferimento a buone pratiche che ha sperimentato direttamente o indirettamente nella sua duplice esperienza di amministratore e di dirigente scolastico.

Retali In questi anni è cresciuta la consapevolezza degli amministratori e dei dirigenti scolastici che il futuro della scuola si pianifica insieme, elaborando strategie che consentano di leggere i bisogni e trovare risposte. Non più, quindi, entità diverse e con diverse finalità, ma complementari che condividono una mission di territorio. A Concesio abbiamo tradotto questo nell’elaborazione di una convenzione tra scuola e comune per disciplinare tutti i rapporti, in particolare quelli instaurati dalle norme, a partire dall’art. 139 del Dlgs 112/98, che valorizza le nuove competenze degli enti locali in materia di istruzione e di intervento nella definizione dell’offerta formativa. La convenzione ha dato stabilità e creato un canale di confronto che ha ottimizzato l’impiego delle risorse e ha messo al centro del fare scuola il valore della crescita condivisa della comunità.

Bonaglia Nella mia esperienza con il gruppo di formazione DS per la realizzazione della rendicontazione sociale e la stesura delle Linee guida per il bilancio sociale nelle scuole (USR Lombardia 2008-2011), ho potuto toccare con mano quanto questo strumento sia necessario per gestire il rapporto con gli enti del territorio. Il bilancio sociale infatti consente di:

  1. portare alla luce il valore delle scelte educative della scuola - perché solo chi opera nella scuola ha le competenze per operare tali scelte;
  2. comunicare il proprio punto di vista sulle scelte educative e attorno a esse creare una visione di sviluppo condivisa;
  3. definire un coordinamento sul territorio attorno alle politiche di sviluppo locale;
  4. convogliare intorno alle scelte le risorse e la voglia di partecipazione degli stakeholder del territorio.

Orini Il rapporto tra queste due realtà funziona bene se vi è un reale dialogo tra le due istituzioni, rispettando le differenze di ruolo e di funzione ma, nel contempo, sviluppando la capacità di coprogettare interventi e strategie a favore dei ragazzi e delle famiglie. Nel recente passato, come assessore provinciale all’Istruzione, formazione e lavoro, ho sperimentato i benefici effetti di questa sinergia, elaborando e mettendo in pratica con le scuole attività di orientamento e di collegamento con il mondo del lavoro. Ora le sto sperimentando da dirigente scolastico, attuando con i “miei” quattro comuni (Bagnolo Cremasco, Chieve, Monte Cremasco e Vaiano Cremasco) iniziative nel campo dell’educazione alla cittadinanza come il Consiglio comunale dei ragazzi e il “Parlamentino”.

Spesso a livello mediatico emergono situazioni problematiche (mense, gestione della disabilità, problemi di edilizia scolastica): si tratta di casi isolati o, anche pensando ai suoi colleghi, si registrano davvero delle difficoltà?

Retali Le difficoltà sono tante e le risorse scarse, per cui i problemi ci sono, ma impegno e attenzione non sono mai mancati da entrambe le parti, almeno nei nostri territori, dove sono state evitate situazioni limite. Sul versante della disabilità c’è stato uno sforzo comune per garantire il massimo di inclusione e servizi. Anche per le mense ci si è orientati verso un servizio di qualità, aprendosi al confronto con la scuola e con l’utenza, anche grazie allo strumento delle commissioni mensa.

Bonaglia Non credo siano casi isolati. Ma le situazioni problematiche nascono laddove dirigenti e assessori non si sentono partner di una impresa condivisa. L'ho sperimentato nel ruolo di assessore riguardo al "problema" della gestione della mensa. La mensa è un servizio comunale e fa anche parte, a tutti gli effetti, delle attività della scuola. Le regole che governano questa attività devono essere condivise e pensate come occasioni di educazione alla cittadinanza. Bisogna essere convinti che si sta dalla stessa parte della barricata, con ruoli anche interscambiabili. Così l'assessore diventa educatore e il dirigente scolastico manager dell'organizzazione, assieme per un servizio di promozione dello sviluppo sociale, culturale ed economico della comunità locale.

Orini Sì, a volte si registrano difficoltà in questi ambiti, sia per le ristrettezze economiche degli enti locali, sia per l’oggettiva difficoltà a rispondere a richieste molteplici e diversificate da parte delle famiglie – per esempio relative ai menu delle mense… Gli stessi comuni, a volte, sono più interessati a interventi immediatamente visibili dalla cittadinanza e meno a impegni più importanti per il funzionamento scolastico, ma poco appariscenti pubblicamente. Devo dire, però, valutando la mia esperienza, che di solito i problemi si affrontano e, almeno in gran parte, si risolvono se e quando scuola ed ente locale collaborano, senza inutili steccati e contrapposizioni di principio.

Sempre in questo duplice ruolo, quali consigli darebbe ai suoi colleghi dirigenti scolastici per rendere il più efficace possibile la relazione con il comune o la provincia di riferimento? Rovesciando la prospettiva: oggi che cosa possono offrire le scuole ai propri comuni o alla provincia di riferimento?

Retali La scuola deve cercare attivamente il rapporto con gli enti e considerarli come alleati e risorse decisive, non come meri fornitori di lavori e servizi. La scuola deve essere consapevole di essere una componente importante della comunità, e che la comunità ha interesse ad avere un ruolo nella costruzione del fare scuola sul territorio: per questo deve guardare a sindaci e assessori come a esponenti della comunità in quanto tale e non come a portatori di un interesse politico. I dirigenti devono quindi essere disponibili a spiegare la scuola agli amministratori, per farla capire. Questo comporta fatica, ma porta poi risultati importanti, per la scuola e per la comunità.

Bonaglia Qualche anno fa ho rivestito il ruolo di assessore comunale per le Politiche educative, esperienza che mi ha confermato la necessità che le scuole non si limitino a guardare al proprio interno, ma ascoltino e assecondino i bisogni del territorio.

Orini In base alla mia esperienza, consiglio il ricorso al dialogo con un atteggiamento di disponibilità e ascolto reciproco. Le varie problematiche, ma anche le opportunità positive, devono essere condivise e valutate insieme, arrivando a una reale sinergia, che coinvolga il più possibile anche il collegio docenti e il consiglio di istituto. A mio parere, le scuole possono offrire molto agli enti locali di riferimento, perché, sia con la loro pratica quotidiana, sia con progetti specifici, esse incidono sulla formazione dei futuri cittadini e hanno una grande influenza anche in ambito culturale e sociale, dato il loro ruolo nei confronti delle famiglie. Per esempio, un’iniziativa come il Consiglio comunale dei ragazzi, attivata dal mio Istituto comprensivo, incide sul territorio con azioni non solo scolastiche, ma a favore di tutta la collettività (quale la partecipazione ai progetti “la casa dell’ acqua” e “l’area per cani”); analogo impatto ha il coinvolgimento di bambini e ragazzi di vari plessi del mio IC nell’animazione di alcuni momenti istituzionali per la celebrazione del 2 giugno e del 4 novembre; o ancora la collaborazione della scuola con la parrocchia, con la biblioteca e con associazioni culturali e di volontariato.

E cosa direbbe ai suoi colleghi amministratori locali? Sotto quali aspetti concreti potrebbe migliorare il rapporto tra l’ente locale e la scuola “a saldi invariati”?

Retali L’amministratore non deve pensare che la scuola risponda all’ente locale, bensì deve valorizzarla e sostenerla nel suo sforzo educativo, ragionando con essa alla pari e condividendo obiettivi comuni. Quando le risorse sono poche, è necessario riflettere insieme per individuare le vere priorità e pianificare nel tempo le risposte migliori. Avendo idee e progetti, si possono cercare insieme finanziamenti, anche con le nuove forme di ricerca fondi che il DI 129/2018 indica.

Bonaglia Ai colleghi assessori direi, simmetricamente, di voler conoscere ciò che la scuola vuol fare e su questa base - le scelte delle scuole - costruire le politiche di sviluppo territoriale: politiche dell’inclusione, dell’orientamento, dell’Alternanza scuola-lavoro che la scuola da sola non può attuare perché serve una rete. Le reti funzionano dove c’è collaborazione, cooperazione autentica sul problema. Il “Piano per il Diritto allo studio” deve essere incardinato attorno alle scelte delle scuole per supportarle, non il contrario.

Orini Vale la stessa esortazione alla collaborazione reciproca: la presenza di scuole sul territorio non deve essere vista come un fardello, ma come un valore aggiunto; il dialogo e la capacità di progettare insieme sono la chiave per ottimizzare risorse finanziarie e umane. Mi rendo conto che vi sono difficoltà oggettive date dall’esiguità delle risorse economiche rispetto alle esigenze concrete e dai passaggi burocratici macchinosi contro cui si scontrano scuole e amministrazioni locali e sono, inoltre, consapevole che il dialogo è più semplice nei piccoli centri, laddove l’istituto scolastico è unico e gli amministratori sono più vicini alla quotidianità degli amministrati rispetto ai grandi centri; ma ritengo che, in tutti i casi, il confronto e la collaborazione reciproca siano le armi vincenti per affrontare e vincere le sfide educative che la scuola dei nostri giorni ci pone.

Come si vede, la chiave di un rapporto efficace tra queste due pubbliche amministrazioni, al di là della “leale collaborazione” che le norme impongono, è l’alleanza educativa, che significa certamente unire gli sforzi per formare gli studenti, ma anche essere consapevoli che lo stesso rapporto tra scuola e comune o provincia ha anche un risvolto formativo, ovvero deve ricercare una comune azione di conoscenza reciproca e di crescita della consapevolezza delle funzioni e dei ruoli di ciascuno. La scuola ha il compito di trasmettere il senso delle istituzioni, non solo agli studenti ma all’intera utenza, attraverso le attività nell’ambito di Cittadinanza e Costituzione o la rendicontazione sociale; il comune non può limitare la propria azione nel campo dell’istruzione alla gestione delle risorse, ma deve rendere tale intervento comprensibile e condiviso, non solo nei confronti della cittadinanza, ma anche di chi lavora nella scuola.

Referenze iconografiche:  Kenishirotie/Shutterstock