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La didattica distesa

Scritto da La redazione | feb 15, 2024

Dottoressa Accili, in occasione del III Convegno Nazionale “SOS Dislessia” che si è tenuto a Torino il 6 e 7 aprile 2018, è intervenuta raccontando al pubblico un progetto di didattica inclusiva sviluppato presso l’Istituto Comprensivo “Evangelista da Piandimeleto” che dirige: la didattica distesa. Ci può spiegare che cosa si intende e in cosa consiste?

La didattica distesa non è solo un progetto di didattica inclusiva, è una procedura sperimentale per permettere ad alunni con disabilità multisensoriale di comunicare.

È nato tutto per caso. Nel nostro Istituto è presente Nicole, una bambina che ora ha sette anni, tetraplegica spastica, con disabilità multisensoriale (sente poco e non parla), sofferenza cardiologica, difficoltà respiratorie, ed è nutrita tramite sondino. Nel settembre 2016 ho deciso di affiancare alla docente di sostegno dell’ultimo anno di Scuola dell’infanzia di Nicole il maestro Francesco Belfiori, docente di sostegno della Primaria, affinché imparasse a gestire i bisogni della bambina in vista del passaggio alla scuola Primaria.

Così nel settembre 2017 Nicole è ufficialmente entrata alla Scuola primaria con il maestro Francesco come docente di sostegno. A ottobre Francesco è venuto da me chiedendomi di poter scrivere sui muri e sul soffitto dell’aula per cercare di trovare un modo per comunicare con Nicole. Ho capito subito quali fossero i piani di Francesco, la sua grande intuizione che dovevamo sviluppare insieme. Gli ho fatto notare che se avesse scritto o disegnato, una volta riempito lo spazio a disposizione non ne avrebbe avuto altro. I docenti Campanelli e Beligni, presenti nell’Istituto, hanno suggerito di usare una vernice ferrosa su cui applicare tessere magnetiche: in tal modo lo spazio a disposizione sarebbe stato continuamente recuperabile.

Da questo lavoro di equipe è nata l’aula magnetica: muri e soffitti neri per la vernice ferrosa e centinaia di tessere con i simboli del linguaggio alternativo aumentativo che Francesco ha personalizzato sull’esperienza di vita di Nicole. Il babbo di Nicole ha costruito un ETRAN (un pannello per la comunicazione tramite sguardo) per cominciare a far conoscere a Nicole le tessere tenendole vicino ai suoi occhi e allontanandole progressivamente. Adesso si sta passando a un puntatore laser direzionato sulle tessere sui muri e sul soffitto. Ho dato il permesso ai genitori di Nicole di stare a scuola la mattina e anche il pomeriggio, per poter collaborare con Francesco e comunicare con la loro bambina. Abbiamo imbottito il pavimento dell’aula magnetica perché Nicole, per respirare bene, deve stare distesa o almeno con la testa rivolta verso l’alto: non per niente è conosciuta come la bambina che guarda il cielo. Da qui è nato il nome di didattica distesa. Al suo interno ci sono anche particolari attrezzature che servono a Nicole, come la grande palla ortopedica per i massaggi. In quell'aula si può entrare solo senza scarpe.

Quali sono stati i benefici immediati ottenuti dalla studentessa?
Nicole ha fatto in pochi mesi progressi impensabili. Riesce a focalizzare lo sguardo sulle tessere (fino a poco tempo fa muoveva gli occhi di qua e di là senza una visione mirata, praticamente non aveva una vera visione) che comincia a riconoscere, ha migliorato i tempi di attenzione, il suo viso ora esprime una gamma di emozioni che prima non sembrava avere, si capisce che partecipa all’azione didattica. La pazienza di Francesco ha ottenuto anche un miglioramento a livello muscolare e a livello di motricità fine in Nicole. All’ultima visita di controllo l’equipe medica che segue Nicole ha parlato di progressi che hanno del miracoloso.

Come è stato l’impatto sul resto della classe?
I compagni di classe entrano con Nicole nell’aula magnetica, imparano i simboli del linguaggio alternativo aumentativo, si relazionano con Nicole. Anche loro stanno sdraiati, condividono tutto con lei, si percepisce un affetto, una solidarietà e una condivisione incredibili, commoventi. Sono venuti da noi gli studenti e alcuni docenti della facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Urbino e hanno seguito per una mattina gli interventi di Francesco su Nicole: sono rimasti incantati, affascinati.

Come sono state coinvolte le famiglie? E quale è stata la loro risposta?
Le famiglie della classe conoscono Nicole dal primo anno della Scuola dell’infanzia: le sono molto affezionati e condividono le emozioni dei loro figli nell’incremento delle loro relazioni con Nicole attraverso quest’aula e le tessere, grazie all’attenta mediazione del maestro Francesco e delle altre docenti della classe. Si riconosce che Nicole è davvero una portatrice sana di prosocialità.

Un impegno, il vostro, nato quindi da un caso specifico, che potrebbe prossimamente dare benefici a tanti altri studenti che si trovano ad affrontare analoghe problematiche. Quanto è importante la voglia di sperimentare e trovare sempre nuove soluzioni?
La voglia di sperimentare e trovare nuove soluzioni è un motore importante nella professione docente: oggi gli alunni sono sempre più difficili, crescono le situazioni di disagio: è impensabile fare la didattica tradizionale e tenere gli alunni seduti nel banco per tutto il tempo scuola. Io dico sempre ai miei docenti che chi non vuole mettersi in gioco ed entrare nel team di Piandimeleto, è meglio che se ne vada, e non scherzo. Perché il team lavora a pieno ritmo, anche nelle vacanze: adesso stiamo studiando la scuola di Kirkkojarvi a Espoo in Finlandia per vedere quali aspetti vincenti del modello scolastico finlandese si possano importare a Piandimeleto e in Italia. Anche qui l’aula magnetica di Nicole avrà un ruolo fondamentale: avendo il pavimento imbottito ed essendo piena di cuscini e cuscinoni di varia misura, si presta ad essere usata anche come aula di lettura libera: gli alunni non possono amare la lettura se costretti a stare seduti dritti in un banco fermi per un’ora a leggere un libro scelto dall’insegnante! In quest’aula potranno mettersi nella posizione a loro più congeniale e leggere quello che a loro piace, in piena libertà.

Per realizzare questo modello didattico ha costruito un team di lavoro interno alla scuola?
Possiamo dire che il team iniziale siamo stati Francesco ed io, supportati dai genitori di Nicole. Gli insegnanti della classe hanno poi condiviso in seconda battuta il nostro lavoro. Poi è stato coinvolto anche il docente della Secondaria Vladimiro Campanelli, che ci ha permesso di concretizzare le idee con l’apporto del suo amico Stefano Beligni di Menù Studio.

Ci sono stati quindi coinvolgimento e partecipazione, si è creata una proficua unità di intenti tra tutte le parti coinvolte nello sviluppo di questo progetto.

Apriamo una breve parentesi organizzativa: è stato necessario reperire fondi per sostenere i costi di questa iniziativa? Ha trovato l’appoggio delle istituzioni o dei privati?
Il progetto prevede costi: la vernice, la manodopera, le tessere, il pavimento imbottito, gli specchi, l’attrezzatura ortopedica, l’ETRAN, il puntatore laser, i cuscini di varie dimensioni… La BCC del Metauro di Piandimeleto, entusiasta del progetto, si è fatta carico di metà dei costi. L’amministrazione comunale di Piandimeleto ci ha appoggiato supportandoci in tutte le varie certificazioni da produrre. Il resto dei fondi lo stiamo reperendo attraverso iniziative di autofinanziamento e cercando qualche altro contributo da altre ditte del territorio.

Concludendo, diamo uno sguardo al futuro. Questo modello didattico è stato inserito al centro di un programma di osservazione e ricerca condotto dall’Istituto da lei diretto con Pearson Italia e il Centro Ri.Sper. di cui lei è stata nominata vicepresidente: come si svolgerà questa attività e che ulteriori benefici potrà portare?
Il Centro Ri.Sper., di cui è capofila l’istituto di Piandimeleto, sotto l’egida di Pearson Italia sta portando avanti due interessanti sperimentazioni, entrambe presentate nel Convegno Nazionale a Torino all’inizio di aprile: una è appunto quella della didattica distesa, l’altra – incentrata sull’ultimo anno dell’Infanzia e i primi due anni della Primaria – vuole verificare quanto un intenso lavoro di potenziamento del lessico, delle abilità comunicative e delle abilità logiche possa contenere lo sviluppo del problema DSA. Anche perché siamo convinti che ormai “etichettare” un alunno con varie problematiche solo come DSA sia diventata una panacea per tutti i mali, senza invece affrontare i reali problemi degli alunni, spesso molto più complessi.

Per quanto riguarda l’aula magnetica e la didattica distesa, siamo già stati contattati da altri istituti e addirittura abbiamo già accolto bambini provenienti da altre scuole che con i loro genitori e i loro docenti volevano vedere e capire.

L’aula ha dunque una funzione eterogenea: è utile per Nicole, è imprescindibile per i disturbi dello spettro autistico, ha implicazioni notevole nei bambini con ADHD, serve ai piccoli gruppi per rinforzare l’ambito linguistico, nasce per i Bisogni Educativi Speciali, ma diventa strumento innovativo e prezioso per tutta la comunità scolastica.

Referenze iconografiche: Sergey Nivens/Shutterstock