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Il valore orientativo delle discipline | Folio.net di Sanoma Italia

Scritto da Roberto Trinchero | set 30, 2024

Disciplina versus materia di studio

La disciplina non è un semplice insieme di contenuti, ma fa riferimento a un piano epistemologico, metodologico e tecnico che definisce l’acquisizione dei saperi su particolari aspetti del mondo. Chi apprende una disciplina non si limita ad acquisire elementi di sapere, ma impara modi di organizzare e produrre nuovo sapere sulla base di una differenziazione e di una prospettiva precisa.

Proprio questa è la differenza tra “materia di studio” e “disciplina di studio”:

  • la prima si ferma al contenuto in sé (materia come insieme di concetti riferiti a un determinato ambito scientifico);
  • la seconda si chiede il come e il perché si sia giunti a quel contenuto (disciplina come insieme degli strumenti di conoscenza che quell’ambito utilizza per produrre quei concetti).

La materia definisce concetti, argomenti, principi, operazioni, metodi e strumenti; la disciplina aggiunge procedure e paradigmi che danno senso ai contenuti della materia e ne costruiscono di nuovi. I saperi tipici della materia sono statici e preordinati, quelli della disciplina sono utili per costruire altri saperi, perché consentono una comprensione profonda del senso associato a quei saperi, delle modalità con cui sono stati costruiti e di quelle con cui vengono usati per comprendere la realtà.

Discipline e insegnamento: quale obiettivo?

Questa diversa prospettiva nell’approccio ai contenuti del sapere influisce in modo significativo sulla modalità di insegnare e sugli oggetti di insegnamento. Anzitutto, l’obiettivo della disciplina non si esaurisce nel fornire fatti, concetti, relazioni, procedure, processi, ma punta a formare nell’allieva e nell’allievo la capacità di collegare tali fatti, concetti, relazioni, procedure, processi a precisi ambiti di esperienza pertinenti alla disciplina in questione e ai contesti in cui tutti questi elementi assumono significato. Imparando una disciplina, l’allievo o l‘allieva dovrebbe acquisire, anche in embrione, gli strumenti epistemologici e metodologici tipici della disciplina stessa, per avere uno sguardo prospettico sul mondo, una via di accesso al reale che consente di esplorarne e padroneggiarne aspetti peculiari.
Coerentemente con questa finalità, il curricolo di una disciplina dovrebbe essere finalizzato alla comprensione dei principi basilari e delle strutture portanti che danno senso alla disciplina in questione.

Lo scopo di una didattica orientativa

Una didattica orientativa è una didattica che mira a riorganizzare consapevolmente le relazioni tra le discipline, la realtà di riferimento e le caratteristiche personali dell’individuo. La sfida è quella di fornire a chi studia impianti concettuali che diventino di uso comune nel leggere e interpretare la realtà, nell’agire in modo trasformativo su di essa, nel riflettere costantemente e sistematicamente sulle proprie interpretazioni e azioni per adattarle alla situazione contingente. Tra questi impianti proposti lo studente o la studentessa sceglierà di approfondire e di fare propri quelli che sono più vicini al proprio modo di essere, che incrociano i suoi bisogni e i suoi interessi. Una didattica orientativa fornisce all’allievo e all’allieva strumenti utili per passare da una visione del mondo basata sul senso comune a una visione del mondo basata sul sapere scientifico costruito per mezzo dell’epistemologia delle discipline, dove l’aggettivo “scientifico” non intende riferirsi solo alle “discipline scientifiche” in senso stretto, ma anche alle discipline artistiche e umanistiche.
In sintesi, svelare il “senso profondo” di una disciplina a studentesse e studenti può far emergere in loro una “sintonia” con essa, per necessità o per passione.

Il linguaggio produce la realtà

La lingua è veicolo di significati e di saperi e strumento per la loro condivisione e costruzione collettiva. Le persone si rapportano alle situazioni in base a come le definiscono e vi assegnano significato, e nel farlo usano il linguaggio. Avere più parole a disposizione ci consente di esprimere il nostro sentire con più precisione ed efficacia e ci offre un formidabile strumento di relazione con gli altri. Riflettere sulle nostre comprensioni e i nostri usi del linguaggio per mezzo del linguaggio stesso è una via per la nostra crescita cognitiva, socio-emotiva e relazionale. Il linguaggio sviluppa il pensiero, e questo affina a sua volta l’uso del linguaggio. Concettualizzazione, generalizzazione, astrazione, interiorizzazione, applicazione, trasferimento sono solo alcuni esempi di operazioni complesse che una piena padronanza del linguaggio consente di svolgere in maniera ottimale.
Padroneggiare una lingua è quindi il prerequisito per poter comunicare, collaborare, costituire gruppi, strutture sociali, culture.

Più parole = più opportunità

“Parlare la stessa lingua” significa adottare un lessico condiviso. Gli esperti di un dato dominio di sapere conoscono definizioni e terminologia specialistica: chi padroneggia quel gergo è incluso nel gruppo, chi non lo padroneggia ne è fuori. Adottare terminologie differenti o assegnare significati differenti agli stessi termini significa vedere il mondo in maniera diversa su molteplici piani (etico, estetico, intellettuale, spirituale ecc.) e porta i soggetti ad aggregarsi in gruppi distinti, ciascuno con una cultura (o sottocultura) propria, che ruota intorno a lessici e definizioni. La società e i gruppi di riferimento con cui una persona si relaziona (famiglia, gruppo amicale, comunità) vengono continuamente costruiti e ricostruiti sulla base di interazioni linguistiche.

Proprio per questo ruolo pervasivo e costruttivo, le differenze nella padronanza del linguaggio generano differenze di opportunità in termini di confronto, scambio, crescita e inserimento nella realtà economica, sociale e culturale della propria comunità. Il patrimonio linguistico accumulato in famiglia, nel gruppo dei pari, attraverso i media e a scuola è importante per comunicare, definirsi e costruire la propria identità. Un patrimonio linguistico “chiuso” e limitato al gruppo di riferimento originario farà sì che l’allievo o l’allieva rimanga chiuso/a nel ristretto ventaglio di opportunità dato da quel contesto; un patrimonio linguistico più ampio aprirà nuove opportunità. Potenziare il patrimonio linguistico di uno studente o di una studentessa è quindi un buon modo per potenziare le sue opportunità.

Domande-guida per la didattica orientativa

In generale, la valenza orientativa della prima lingua può essere fatta emergere rendendo visibile il “senso del linguaggio”, ossia lavorando sulla consapevolezza dei legami tra elementi linguistici e messaggi veicolati dalla lingua orale e dalla lingua scritta. Possibili domande-guida per orientare la progettazione di attività in quest’ambito possono essere le seguenti.

  • Quale lingua usiamo nel nostro interagire quotidiano? Come l’abbiamo appresa? Come continuiamo ad apprenderla?
  • Quali sono le sue varietà linguistiche (es. differenze regionali, sociali, di registro)? Quali sono i fattori sociali, storici e culturali che influenzano la varietà linguistica?
  • Quali sono le altre lingue (o i dialetti) che sentiamo usare dagli altri?
  • Quali sono le differenze tra modi di esprimersi in luoghi differenti e contesti differenti? Quali sono le regole implicite che governano l’uso del linguaggio in diverse situazioni?
  • Quali sono i modi di dire che caratterizzano il nostro linguaggio quotidiano?
  • Quali sono i rapporti tra la lingua veicolare e i gerghi specialistici delle singole discipline?
  • Come si costruiscono le parole? Che cosa sono le radici/desinenze/suffissi/temi/prefissi? Qual è la loro funzione?
  • Quali relazioni di significato hanno tra di loro le parole (es. sinonimia, antonimia, iperonimia)?
  • Quali sono le differenze tra la lingua di oggi e quella di ieri? Quali sono i processi che guidano il cambiamento linguistico? Quali sono le cause e le conseguenze? Quali sono i processi sociali che hanno plasmato le lingue nel corso del tempo?
  • Che cosa sono i registri linguistici e come si usano? Come si riconoscono?
  • Che cosa sono gli atti linguistici? Come si interpretano?
  • Qual è la relazione tra lingua e significati veicolati? Quali sono le barriere alla comunicazione efficace?
  • Come è possibile usare la lingua per raggiungere particolari scopi comunicativi (es. raccontare, informare, attirare l’attenzione, persuadere)?
  • Quali sono i rapporti tra codici comunicativi verbali e non verbali (es. gestuali, iconici, sonori)? Come si analizzano e si interpretano i segnali non verbali emessi dalle persone (es. espressione facciale, linguaggio del corpo, intonazione vocale)?
  • In quale modo la comunicazione influisce sulle relazioni interpersonali, sui gruppi sociali e sulle istituzioni?
  • In quale modo la comunicazione influenza la formazione dell'identità individuale e collettiva?
  • In quale modo la comunicazione influenza il processo decisionale, la risoluzione dei conflitti e la costruzione del consenso?
  • Come cambia l’uso della lingua nella comunicazione mediale?


Proposte di attività didattiche

Presentiamo nel seguito alcuni esempi di attività da proporre ad allieve ed allievi, volte a incrementare la consapevolezza del ruolo della lingua e dell’importanza di avere padronanza del linguaggio per la comprensione e la produzione di testi.


SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO

L’ala e il fulmine | Attività a coppie

Chiedete ad allieve e allievi di leggere, in coppia, il brano e di rispondere alle domande che seguono.

In una bella giornata primaverile Sandro poté finalmente tornare a giocare. Ah, non avesse avuto quell’infortunio! Tutto sarebbe stato diverso. Il campionato non sarebbe finito di lì a poco e lui avrebbe potuto essere ancora protagonista. Sentiva i cori della curva: «Dai! Dai! Dai! Campioneeeee!». Gli erano mancati e in qualche modo era dispiaciuto di non aver potuto accontentare i suoi tifosi. Stare fuori per 11 partite in un campionato che ne conta 38 era come stare fuori dal mondo per una vita. Ma con i tendini non si scherza e il suo aveva fatto “crac”. Una fitta, un dolore lancinante e invadente che aveva percorso come un fulmine tutto il suo corpo. Adesso era quasi impacciato. Sembrava non sapesse più giocare…
«Saaandro! Che fai? Dormi? Guarda che ti tolgo dal campo! Se non hai più voglia di giocare dillo, che ho già pronto chi ti sostituirà!».
«Guarda Sandro che così non ci siamo proprio! Ti ho dato tre partite! Tre! Il tuo tendine è a posto ma tu non sei più quello di prima! Chi sei?».
Già… chi era? L’ala che temevano tutti? O quell’ala se n’era andata con quel fulmine? Sandro aveva paura. Tanta paura. Una paura incredibile. Che quel “crac” ritornasse… da un momento all’altro…
«Allora, te lo dico per l’ultima volta: Giorgio ha fatto il doppio dei tuoi goal! 9 più di te! Capito? E ha giocato esattamente la metà delle partite che hai giocato tu! È la tua riserva! E allora come la mettiamo?».
Sandro ascoltava in silenzio… forse questo sport non faceva più per lui…

Domande

  1. Secondo te, chi è il protagonista del brano che hai letto?
  2. In quale situazione si trova?
  3. Quante partite ha giocato? Quanti goal ha segnato?
  4. Quali emozioni sta provando? Che cosa ha provocato queste emozioni?
  5. Prova a immedesimarti in Sandro e racconta la storia dal suo punto di vista.
  6. Prova adesso a immedesimarti in Giorgio e racconta la storia dal suo punto di vista.



SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO

Di che cosa sa una pesca? | Attività a coppie

A volte pensiamo che la lingua possa descrivere tutto e vi siano parole per designare ogni cosa, ma non è così.

a. Chiedete a studenti e studentesse di rispondere, in coppia, alla domanda:

“Di che cosa sa una pesca?”

e ascoltate le loro risposte. Potranno dire che è dolce o amara, ma sarà difficile esprimerne a parole il sapore: potranno solo dire che una pesca sa di pesca. Gli esseri umani hanno dentro tante sensazioni e tanti concetti, ma spesso non trovano le parole per esprimerli e comunicarli agli altri (l’esempio tratto da un’intervista allo scrittore Igor Sibaldi, disponibile in Rete).

b. Allievi e allieve devono trovare altri esempi di questo tipo: concetti che esistono, che evocano in noi sensazioni precise, ma che è difficile esprimere con il linguaggio. Discutete con la classe i concetti trovati per far capire ad allieve ed allievi le potenzialità e i limiti della lingua.

 

Chi sono io? | Attività individuale

Ponete ad allieve e allievi la seguente consegna.

Siete stati preselezionati per fare un’esperienza che vi interessa particolarmente (es. partecipare a un talent show, fare un provino per avere un ingaggio in una società sportiva, fare un viaggio premio nel Paese dei vostri sogni ecc.), ma verrete presi solo se saprete descrivervi in maniera efficace. Scrivete una pagina dal titolo “Chi sono io?”, in cui spiegate voi stessi agli altri, esplicitando anche qual è l’opportunità per cui vi candidate e perché tra tutte le persone dovrebbero scegliere proprio voi.

Didattica orientativa

Costruire interessi e life skills attraverso le discipline

Questo articolo è estratto dal volume di Roberto Trinchero, Didattica orientativa. Costruire interessi e life skills attraverso le discipline, che uscirà prossimamente per Sanoma nella collana Learning Academy “Insegnare nel XXI secolo”.

 

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