La disciplina non è un semplice insieme di contenuti, ma fa riferimento a un piano epistemologico, metodologico e tecnico che definisce l’acquisizione dei saperi su particolari aspetti del mondo. Chi apprende una disciplina non si limita ad acquisire elementi di sapere, ma impara modi di organizzare e produrre nuovo sapere sulla base di una differenziazione e di una prospettiva precisa.
Proprio questa è la differenza tra “materia di studio” e “disciplina di studio”:
La materia definisce concetti, argomenti, principi, operazioni, metodi e strumenti; la disciplina aggiunge procedure e paradigmi che danno senso ai contenuti della materia e ne costruiscono di nuovi. I saperi tipici della materia sono statici e preordinati, quelli della disciplina sono utili per costruire altri saperi, perché consentono una comprensione profonda del senso associato a quei saperi, delle modalità con cui sono stati costruiti e di quelle con cui vengono usati per comprendere la realtà.
Questa diversa prospettiva nell’approccio ai contenuti del sapere influisce in modo significativo sulla modalità di insegnare e sugli oggetti di insegnamento. Anzitutto, l’obiettivo della disciplina non si esaurisce nel fornire fatti, concetti, relazioni, procedure, processi, ma punta a formare nell’allieva e nell’allievo la capacità di collegare tali fatti, concetti, relazioni, procedure, processi a precisi ambiti di esperienza pertinenti alla disciplina in questione e ai contesti in cui tutti questi elementi assumono significato. Imparando una disciplina, l’allievo o l‘allieva dovrebbe acquisire, anche in embrione, gli strumenti epistemologici e metodologici tipici della disciplina stessa, per avere uno sguardo prospettico sul mondo, una via di accesso al reale che consente di esplorarne e padroneggiarne aspetti peculiari.
Coerentemente con questa finalità, il curricolo di una disciplina dovrebbe essere finalizzato alla comprensione dei principi basilari e delle strutture portanti che danno senso alla disciplina in questione.
Una didattica orientativa è una didattica che mira a riorganizzare consapevolmente le relazioni tra le discipline, la realtà di riferimento e le caratteristiche personali dell’individuo. La sfida è quella di fornire a chi studia impianti concettuali che diventino di uso comune nel leggere e interpretare la realtà, nell’agire in modo trasformativo su di essa, nel riflettere costantemente e sistematicamente sulle proprie interpretazioni e azioni per adattarle alla situazione contingente. Tra questi impianti proposti lo studente o la studentessa sceglierà di approfondire e di fare propri quelli che sono più vicini al proprio modo di essere, che incrociano i suoi bisogni e i suoi interessi. Una didattica orientativa fornisce all’allievo e all’allieva strumenti utili per passare da una visione del mondo basata sul senso comune a una visione del mondo basata sul sapere scientifico costruito per mezzo dell’epistemologia delle discipline, dove l’aggettivo “scientifico” non intende riferirsi solo alle “discipline scientifiche” in senso stretto, ma anche alle discipline artistiche e umanistiche.
In sintesi, svelare il “senso profondo” di una disciplina a studentesse e studenti può far emergere in loro una “sintonia” con essa, per necessità o per passione.
La lingua è veicolo di significati e di saperi e strumento per la loro condivisione e costruzione collettiva. Le persone si rapportano alle situazioni in base a come le definiscono e vi assegnano significato, e nel farlo usano il linguaggio. Avere più parole a disposizione ci consente di esprimere il nostro sentire con più precisione ed efficacia e ci offre un formidabile strumento di relazione con gli altri. Riflettere sulle nostre comprensioni e i nostri usi del linguaggio per mezzo del linguaggio stesso è una via per la nostra crescita cognitiva, socio-emotiva e relazionale. Il linguaggio sviluppa il pensiero, e questo affina a sua volta l’uso del linguaggio. Concettualizzazione, generalizzazione, astrazione, interiorizzazione, applicazione, trasferimento sono solo alcuni esempi di operazioni complesse che una piena padronanza del linguaggio consente di svolgere in maniera ottimale.
Padroneggiare una lingua è quindi il prerequisito per poter comunicare, collaborare, costituire gruppi, strutture sociali, culture.
“Parlare la stessa lingua” significa adottare un lessico condiviso. Gli esperti di un dato dominio di sapere conoscono definizioni e terminologia specialistica: chi padroneggia quel gergo è incluso nel gruppo, chi non lo padroneggia ne è fuori. Adottare terminologie differenti o assegnare significati differenti agli stessi termini significa vedere il mondo in maniera diversa su molteplici piani (etico, estetico, intellettuale, spirituale ecc.) e porta i soggetti ad aggregarsi in gruppi distinti, ciascuno con una cultura (o sottocultura) propria, che ruota intorno a lessici e definizioni. La società e i gruppi di riferimento con cui una persona si relaziona (famiglia, gruppo amicale, comunità) vengono continuamente costruiti e ricostruiti sulla base di interazioni linguistiche.
Proprio per questo ruolo pervasivo e costruttivo, le differenze nella padronanza del linguaggio generano differenze di opportunità in termini di confronto, scambio, crescita e inserimento nella realtà economica, sociale e culturale della propria comunità. Il patrimonio linguistico accumulato in famiglia, nel gruppo dei pari, attraverso i media e a scuola è importante per comunicare, definirsi e costruire la propria identità. Un patrimonio linguistico “chiuso” e limitato al gruppo di riferimento originario farà sì che l’allievo o l’allieva rimanga chiuso/a nel ristretto ventaglio di opportunità dato da quel contesto; un patrimonio linguistico più ampio aprirà nuove opportunità. Potenziare il patrimonio linguistico di uno studente o di una studentessa è quindi un buon modo per potenziare le sue opportunità.
In generale, la valenza orientativa della prima lingua può essere fatta emergere rendendo visibile il “senso del linguaggio”, ossia lavorando sulla consapevolezza dei legami tra elementi linguistici e messaggi veicolati dalla lingua orale e dalla lingua scritta. Possibili domande-guida per orientare la progettazione di attività in quest’ambito possono essere le seguenti.
Proposte di attività didattiche
Presentiamo nel seguito alcuni esempi di attività da proporre ad allieve ed allievi, volte a incrementare la consapevolezza del ruolo della lingua e dell’importanza di avere padronanza del linguaggio per la comprensione e la produzione di testi.
SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO
L’ala e il fulmine | Attività a coppie
Chiedete ad allieve e allievi di leggere, in coppia, il brano e di rispondere alle domande che seguono.
In una bella giornata primaverile Sandro poté finalmente tornare a giocare. Ah, non avesse avuto quell’infortunio! Tutto sarebbe stato diverso. Il campionato non sarebbe finito di lì a poco e lui avrebbe potuto essere ancora protagonista. Sentiva i cori della curva: «Dai! Dai! Dai! Campioneeeee!». Gli erano mancati e in qualche modo era dispiaciuto di non aver potuto accontentare i suoi tifosi. Stare fuori per 11 partite in un campionato che ne conta 38 era come stare fuori dal mondo per una vita. Ma con i tendini non si scherza e il suo aveva fatto “crac”. Una fitta, un dolore lancinante e invadente che aveva percorso come un fulmine tutto il suo corpo. Adesso era quasi impacciato. Sembrava non sapesse più giocare…
«Saaandro! Che fai? Dormi? Guarda che ti tolgo dal campo! Se non hai più voglia di giocare dillo, che ho già pronto chi ti sostituirà!».
«Guarda Sandro che così non ci siamo proprio! Ti ho dato tre partite! Tre! Il tuo tendine è a posto ma tu non sei più quello di prima! Chi sei?».
Già… chi era? L’ala che temevano tutti? O quell’ala se n’era andata con quel fulmine? Sandro aveva paura. Tanta paura. Una paura incredibile. Che quel “crac” ritornasse… da un momento all’altro…
«Allora, te lo dico per l’ultima volta: Giorgio ha fatto il doppio dei tuoi goal! 9 più di te! Capito? E ha giocato esattamente la metà delle partite che hai giocato tu! È la tua riserva! E allora come la mettiamo?».
Sandro ascoltava in silenzio… forse questo sport non faceva più per lui…
Domande
SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO
Di che cosa sa una pesca? | Attività a coppie
A volte pensiamo che la lingua possa descrivere tutto e vi siano parole per designare ogni cosa, ma non è così.
a. Chiedete a studenti e studentesse di rispondere, in coppia, alla domanda:“Di che cosa sa una pesca?”
e ascoltate le loro risposte. Potranno dire che è dolce o amara, ma sarà difficile esprimerne a parole il sapore: potranno solo dire che una pesca sa di pesca. Gli esseri umani hanno dentro tante sensazioni e tanti concetti, ma spesso non trovano le parole per esprimerli e comunicarli agli altri (l’esempio tratto da un’intervista allo scrittore Igor Sibaldi, disponibile in Rete).
b. Allievi e allieve devono trovare altri esempi di questo tipo: concetti che esistono, che evocano in noi sensazioni precise, ma che è difficile esprimere con il linguaggio. Discutete con la classe i concetti trovati per far capire ad allieve ed allievi le potenzialità e i limiti della lingua.
Chi sono io? | Attività individuale
Ponete ad allieve e allievi la seguente consegna.
Siete stati preselezionati per fare un’esperienza che vi interessa particolarmente (es. partecipare a un talent show, fare un provino per avere un ingaggio in una società sportiva, fare un viaggio premio nel Paese dei vostri sogni ecc.), ma verrete presi solo se saprete descrivervi in maniera efficace. Scrivete una pagina dal titolo “Chi sono io?”, in cui spiegate voi stessi agli altri, esplicitando anche qual è l’opportunità per cui vi candidate e perché tra tutte le persone dovrebbero scegliere proprio voi.
Didattica orientativaCostruire interessi e life skills attraverso le disciplineQuesto articolo è estratto dal volume di Roberto Trinchero, Didattica orientativa. Costruire interessi e life skills attraverso le discipline, che uscirà prossimamente per Sanoma nella collana Learning Academy “Insegnare nel XXI secolo”. |
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