blog

Strumenti compensativi per alunni con dislessia: riflessioni e suggerimenti

Scritto da Gianluca Lo Presti | ott 9, 2014

Lasciate che vi chieda di studiare queste poche righe di storia:

«La Germania cedette l'Alsazia-Lorena alla Francia, porzioni di territorio alla Polonia, tra le quali il cosiddetto "corridoio di Danzica", e qualche altra zona di confine. La monarchia imperiale era crollata ed era stata rimpiazzata dalla debole "repubblica di Weimar", alle prese non solo con una situazione economica disastrosa ma anche con fortissimi conflitti interni e sociali, i quali sfociarono in ribellioni ispirate alla rivoluzione bolscevica, rabbiose repressioni e tentativi di colpo di Stato condotti dai Freikorps» (da Wikipedia)

Il testo appena letto tratta dei cambiamenti geopolitici dopo la fine della Prima guerra mondiale. Lo strumento che avete utilizzato per apprendere questi concetti è stato quello della lettura. Infatti la “lettura strumentale” è la modalità di apprendimento più utilizzata, anche se non è l’unica, e non è detto che sia la migliore. Potevo proiettare un video, oppure leggervi il brano, oppure ancora utilizzare una mappa concettuale o un’infografica.

Non solo attraverso la lettura

Lo studente con dislessia ha gravi difficoltà a utilizzare il metodo di apprendimento classico attraverso la lettura. La sua fatica è quella di riuscire a mantenere le informazioni nella memoria fonologica o lessicale: se le cadute riguardano soprattutto la fase fonologica, lo studente ha molte difficoltà nella lettura sillabata, se riguardano la memoria lessicale la difficoltà più grande sta nel tenere a mente parole specifiche, problema aggravato dal fatto che spesso nei testi vi sono sostituzioni di parole tra loro simili all’interno del campo semantico.

Strumenti compensativi e PDP

Per agevolare il soggetto con dislessia dal grande carico che il lavoro di lettura comporta per lui, solitamente lo dispensiamo dal farlo. Nonostante ciò egli dovrà pur apprendere, e lo farà per altre vie: ecco dunque la necessità di disporre di strumenti compensativi. Nel contesto di una classe numerosa, con studenti dalle varie e diverse esigenze educative, risulta molto difficile per un docente dedicarsi a pieno e come vorrebbe a uno studente con DSA.La soluzione potrebbe essere quella di stilare un PDP che punti a obiettivi semplici ma fattibili.

Primo obiettivo: modalità didattiche diverse

Il primo obiettivo potrebbe essere quello di applicare alcune modalità didattiche per dislessia. Una delle più fruttuose è quella di modificare la grandezza del carattere del testo, allargare la spaziatura o modificare il colore.
Si tratta di accorgimenti che aumentano la leggibilità (carattere e spaziatura) e aiutano anche nell’individuazione dei punti centrali di un testo da studiare (colore).
Questo e altri accorgimenti analoghi (l’utilizzo di mappe concettuali, schemi, tavole riepilogative…) sono da mettere in atto soprattutto nelle prove di valutazione, in cui l’obiettivo è verificare se lo studente ha appreso i concetti e non effettuare prove di memoria. Dunque, se permettiamo per esempio allo studente di utilizzare una mappa concettuale durante l’interrogazione, alleggeriamo il lavoro a carico della memoria – che è proprio il problema del ragazzo con dislessia (la memoria lessicale di cui parlavamo prima) – senza invalidare la valutazione: se lo studente non avesse studiato, avere sotto gli occhi la mappa concettuale non basterebbe a fargli superare con successo la prova.
Una seconda efficace strategia di metodo è rappresentata dall’utilizzo di registrazioni vocali o di fotografie per prendere appunti o per svolgere i compiti per casa. Queste modalità hanno il vantaggio di far concentrare il soggetto su un solo compito, cioè quello della comprensione, evitando così di impegnarlo su due cose contemporaneamente – come prendere appunti e comprendere –, visto che i soggetti con dislessia hanno particolari difficoltà proprio in questo multitasking.

Secondo obiettivo: apps per l’apprendimento

Un secondo obiettivo, di certo indispensabile e posto a lungo termine, è quello di cercare di rendere autonomo lo studente attraverso l’utilizzo di semplici applicazioni disponibili per pc o smartphone.

Ne indichiamo a lato una selezione ragionata.

È evidente che l’insegnante dovrà investire un po’ di tempo per illustrare allo studente queste modalità di studio e per seguirlo nelle sue prime attività. In molti istituti vengono organizzati appositi laboratori didattici, aprendoli a tutti gli studenti: in questo modo non solo si dà la possibilità anche agli altri compagni di usufruire di questi strumenti di studio – comunque utili –, ma li si mette in grado di affiancare e aiutare il docente nel tutoraggio quotidiano degli alunni con difficoltà.

Una buona didattica per la dislessia infatti è quella che, andando al di là delle sigle, tiene conto non solo delle difficoltà oggettive degli studenti, ma anche delle esigenze degli insegnanti.

Un’ultima osservazione: le strategie che abbiamo illustrato sono utili anche per molti soggetti portatori di Bisogni Educativi Speciali (BES), ma quello che ne garantisce l’efficacia è un utilizzo ragionato, a partire da precise e specialistiche valutazioni iniziali.

A studenti e insegnanti va il nostro più grande incoraggiamento.

Referenze iconografiche:   Sergey Maksienko/Shutterstock