Negli ultimi anni i docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado si sono dovuti confrontare con due richieste/imposizioni allo stesso tempo stimolanti e complesse.
La prima, che lentamente e con fatica va realizzandosi, è stata quella di progettare l’insegnamento e l’apprendimento per competenze, con la conseguente difficoltà di valutare anche le competenze in questione; la seconda è costituita dall’introduzione della materia di Educazione civica, trasversale, il cui insegnamento è condiviso da tutto il consiglio di classe, con un orario annuale e una valutazione a fine anno. Si tratta di due richieste che hanno sollecitato una riflessione ad ampio raggio su diversi aspetti: lo statuto delle discipline e i nodi concettuali che le collegano, la necessità di insegnare finalmente per competenze, la definizione di compiti e attività che fossero “reali” e motivanti per gli studenti, il superamento dello schema tradizionale della lezione frontale, l’importanza del setting d’aula e dell’ambiente di apprendimento, l’uso delle tecnologie digitali… Nello stesso tempo però queste due richieste sono state viste come un’ennesima imposizione, una nuova “cosa in più da fare”, un’ulteriore rinuncia alla supposta vocazione prioritaria dell’insegnamento (la trasmissione delle conoscenze).
Nel corso dell’anno scolastico 2021/22 al Liceo Scientifico Statale Alessandro Volta di Milano la Dirigenza ha proposto ai consigli di classe di progettare e realizzare un’attività didattica mirata a esercitare le competenze trasversali, a carattere pluridisciplinare, tendenzialmente sui temi di Educazione civica. Il lavoro è stato svolto da alcuni docenti di ciascun consiglio di classe (in genere 4 o 5). Il progetto che presentiamo è stato realizzato dai docenti e dagli studenti di una classe quinta; hanno ideato e steso il progetto i docenti di italiano e latino, storia e filosofia, inglese e scienze, ma in seguito sono state impiegate per la sua realizzazione anche ore di altre discipline.
Il punto di partenza per l’ideazione dell’attività è stato rappresentato dall’adesione a un progetto promosso dall’associazione Libera con la sezione ANPI di Milano, Ricordare - Resistere nello spirito della Costituzione.
Il percorso intitolato “Ricordare/Resistere nello spirito della Costituzione” è stato realizzato da un gruppo di lavoro di Libera e ANPI con la prospettiva di collegare la memoria della Resistenza al nazifascismo alla lotta contro le mafie. La proposta mira a esplorare il legame profondo che lega queste due storie: una idea di Stato che è unita a un'idea di verità e di giustizia. Sono stati coinvolti volontari di associazioni, docenti, studenti delle scuole medie e superiori e delle università in un lavoro di analisi e approfondimento sulle storie delle persone e dei luoghi di Milano, esempi della battaglia contro il nazifascismo nella Resistenza e contro le mafie. Si realizza un percorso di storia e di storie, attraverso monumenti, lapidi, pietre d'inciampo e giardini, alberi, dedicati alla memoria di persone delle Istituzioni e della società civile, di partigiani, di persone, donne e uomini comuni che hanno incarnato lo spirito della Costituzione, che hanno rappresentato diritti e istituzioni, ispirati da un’etica e da un senso di responsabilità esemplari e memorabili.
L'obiettivo del percorso è quello di suscitare e far crescere curiosità per la narrazione della storia di Milano e del nostro Paese, coinvolgendo gli studenti, ma anche i cittadini in generale, con la riflessione su quei luoghi e sulle vicende e le persone a essi legate. Così le storie di uomini e donne che vengono ricordati in questo percorso diventano un esempio concreto cui ispirarsi nella propria vita.(vedi allegato 1)
L’adesione a questa proposta costituisce la prima parte dell’attività, che si è poi concretizzata in quattro momenti diversi:
L’attività è stata quella di realizzare un profilo social nel quale pubblicare post dedicati a luoghi, monumenti, lapidi relativi a uomini e donne della città di Milano che hanno testimoniato con il proprio impegno i valori dell’antifascismo e della lotta antimafia. A questa attività è stato dato inizialmente il nome di “Fare i nomi”, volendo riferirsi all’idea di favorire la memoria dei nomi di uomini e donne che hanno sacrificato la propria vita per il nostro Stato.
I docenti hanno condiviso con gli studenti e le studentesse in un incontro di due ore curricolari la proposta del progetto e una scansione per tappe del suo svolgimento. Hanno quindi fissato una data per la fine del lavoro, il 25 aprile, data che ovviamente ha acquisito un valore simbolico visto il tema del percorso. Il progetto è stato presentato alla classe a fine febbraio; si è stabilito anche di avere un incontro in classe di verifica dell’andamento del progetto verso la fine di marzo e l’inizio di aprile. Nel suo complesso il lavoro ha occupato circa due mesi e ha avuto un incontro finale di restituzione e valutazione il 3 giugno, nel quale gli studenti hanno presentato un diario di bordo della loro attività (vedi allegato 2).
L’attività intende insistere in particolare su questo traguardo di competenza, tra quelli indicati dalle Linee guida per l’Educazione civica per le scuole secondarie di secondo grado:
In termini di competenze di cittadinanza studenti e studentesse hanno dovuto dimostrare di
Inoltre, per la natura del prodotto finale (un profilo social) l’attività punta anche a un altro traguardo di competenza legato alla cittadinanza digitale:
In termini di competenze di cittadinanza gli studenti hanno dovuto esercitare la propria competenza digitale per:
Il compito atteso da questa attività didattica si configura chiaramente come un compito autentico:
Nel definire il compito e nel formulare la proposta alle classi, i docenti hanno messo in pratica innanzitutto un ruolo creativo e progettuale e sono stati poi facilitatori e consulenti nel corso dell’attuazione del compito.
Il compito autentico consente di realizzare veramente una didattica per competenze attraverso una metodologia esperienziale/laboratoriale. In questo lo studente ha un ruolo attivo e centrale, è posto nella condizione di "fare" qualcosa e non di “ricevere” qualcosa, «imparando attraverso l'esperienza piuttosto che attraverso l'acquisizione teorica di nozioni» (Ferrari, Zanchin 2020).
Un’attività come quella proposta realizza anche la metodologia del Project Based Learning (PBL), poiché organizza insegnamento e apprendimento intorno a un progetto, centrato sullo studente.
Infatti, l’attività ha come obiettivo finale un compito complesso (la creazione di un profilo social), basato su domande stimolanti o problemi (rendere effettiva la memoria dei luoghi e delle persone dell’antifascismo e dell’antimafia a Milano); coinvolge collaborativamente, per un periodo piuttosto lungo di tempo, gli studenti nella progettazione, nella risoluzione di problemi, nel processo decisionale o in attività di ricerca. Inoltre, l’attività consente agli studenti di acquisire e sviluppare autonomia e responsabilità, esercitare competenze di vario tipo (comunicare, ricercare informazioni, collaborare, progettare, argomentare, risolvere problemi, competenza digitale) e culmina con la realizzazione di un prodotto autentico (per approfondire la metodologia PBL si veda la ricchissima catalogazione che ne fa Licia Landi nei link in Bibliografia).
Una volta proposta loro l’iniziativa, studenti e studentesse hanno utilizzato alcune ore curricolari per definire insieme le modalità di sviluppo del progetto: dalla scelta del social da usare e dal nome con cui presentare il progetto al pubblico fino a questioni logistiche quali la divisione dei ruoli e la definizione delle scadenze. La classe ha scelto di chiamare il profilo Instagram “mi.ricordo” e lo ha spiegato nel primo post, che aveva proprio la funzione di presentare il progetto.
Già dai primi incontri la classe ha stabilito di dividersi in gruppi di lavoro con mansioni specifiche per organizzare efficientemente il lavoro in tappe e valorizzare le inclinazioni di ognuno. Questa decisione ha permesso inoltre un’effettiva collaborazione per la realizzazione del prodotto finale e ha evitato che questo diventasse un semplice assemblaggio di lavori autonomi e poco coerenti. È stato dunque necessario definire quali decisioni e mansioni fossero di competenza della classe intera, quali dei vari gruppi di lavoro e quali del singolo studente.
In questa fase, gli studenti hanno cercato di conciliare una prospettiva di collaborazione con la necessità di mantenere una dimensione di autonomia per il singolo (anche in vista di una valutazione che potesse tenere conto del diverso lavoro di ognuno). La soluzione è stata affidare a ognuno la ricerca e la produzione del contenuto di un post, su cui poi i diversi gruppi hanno lavorato secondo le proprie aree di competenza: dalla progettazione grafica, all’effettivo assemblaggio del post secondo un format coerente, alla revisione del post prima della pubblicazione. Alcuni gruppi, invece, non hanno lavorato direttamente sui post ma si sono occupati di aspetti come far conoscere il progetto o tenere traccia dello svolgimento del lavoro.
La classe ha, inoltre, deciso di dividersi equamente nelle due “aree tematiche” (antifascismo e antimafia), bilanciando il numero di post concernenti l’antimafia e quelli riguardanti l’antifascismo. Infine, gli studenti hanno stabilito date di scadenza da rispettare per ogni tappa del lavoro in modo da permettere a ogni gruppo di svolgere senza intoppi il proprio compito e hanno pianificato un calendario di pubblicazione organizzato e continuo fino al 25 aprile, data simbolica di fine del progetto in cui è stato pubblicato un post ad hoc opportunamente discusso in classe.
La valutazione del progetto si è concretizzata in quattro momenti distinti:
Il lavoro è stato prevalentemente affidato all’autogestione da parte di studentesse e studenti, che si sono confrontati con i docenti solo prima di cominciare (quando l’attività è stata presentata) e durante un incontro a lavoro inoltrato, per rendere conto dell’avanzamento del progetto. A lavoro concluso, è stato poi svolto un incontro finale in orario scolastico con i professori che avevano proposto l’attività, in modo da confrontarsi sull’esito del progetto, raccontarne lo sviluppo e fare le opportune considerazioni, anche in un’ottica di autovalutazione critica per individuare punti deboli e punti di forza. Inizialmente la discussione è stata introdotta dal gruppo che si era occupato di tenere traccia dell’evolversi del lavoro tramite un “diario di bordo”(vedi allegato 2), ma il confronto si è presto allargato a tutti i componenti della classe e ha consentito di dare voce alle diverse percezioni e valutazioni del percorso. I professori hanno, infine, fatto il punto esprimendo le proprie osservazioni, per poi restituire delle valutazioni individuali, motivandole con feedback specifici per diversi aspetti del lavoro.
Da quanto è stato raccontato e descritto risulta evidente come un compito autentico non sia un’attività che si aggiunge come una qualcosa “in più” rispetto al normale processo di insegnamento e apprendimento né si allontana da esso come qualcosa di livello più basso o di addirittura superfluo. In questo progetto gli studenti e le studentesse hanno messo in gioco competenze importanti, personali, sociali e trasversali, che in un’interrogazione, in una verifica o in una relazione scritta mai avrebbero potuto esercitare. Sul piano personale è poi evidente che ciascuno si è confrontato anche con un esempio importante di difesa dei valori costituzionali e di testimonianza della libertà e della giustizia.
Ora è interessante vedere come il progetto possa essere lasciato in eredità a una nuova classe, come possa proseguire, modificare e svilupparsi: anche questo sarebbe un esempio di memoria e di esercizio della tradizione. Di sicuro ha costituito lo stimolo per due iniziative simili che hanno portato alla realizzazione da parte di altre tre classi di profili Instagram, il primo dedicato alle storie delle vittime di mafia a partire da quella di Lea Garofalo (@antimafialiceovolta), il secondo destinato al sostegno degli amministratori locali vittime di atti intimidatori (@sostegno.amministratori.locali).
Referenze iconografiche: © Alan Roberts/Alamy Stock Photo