Il rapporto tra umanità e natura percorre la storia letteraria dalle origini a oggi: Le Opere e i Giorni di Esiodo e Le Georgiche di Virgilio, le Operette morali e la Ginestra di Leopardi, Il barone rampante, La nuvola di smog e La formica argentina di Calvino sono pochi ma brillanti esempi utili a mostrare come questo tema attraverso i secoli abbia ispirato forme molto diverse di scrittura, dalle grandi architetture del poema didascalico, all’amara arguzia del racconto filosofico, alla poesia lirica e meditativa, alla narrativa fantastica e realistica.
Nella rassegna che segue si è scelto però di proporre per le nostre classi solo libri di recente o recentissima pubblicazione, in prevalenza saggi e saggi narrativi che espongono in modo agile e avvincente le questioni cruciali dell’antropocene. I problemi legati alla crisi climatica e alle varie forme di degrado del territorio intercettano infatti la sensibilità di un numero sempre più ampio di lettori, tra i quali molti sono giovani e giovanissimi, colonizzando l’immaginario con la prospettiva di un futuro incerto e inquietante. Se il romanzo contemporaneo – con alcune eccezioni nella fantascienza distopica – esita ad accogliere i problemi ambientali come fonte di ispirazione e chiave narrativa robusta, la divulgazione scientifica si è straordinariamente infittita, spesso con testi ibridi – molti pensati specificamente per l’infanzia e l’adolescenza – la cui attrattività si deve all’applicazione dei principi dello storytelling oltre che alla densità e al valore culturale dei contenuti.
Infine, un filo rosso di ottimismo lega tra loro le letture di questa booklist. L’aspirazione a una vita più in sintonia con il mondo naturale e rispettosa delle generazioni future si sostanzia, di libro in libro, in una griglia di parole, valori, idee nuove che indicano la via per invertire la rotta dello sfruttamento distruttivo (e autodistruttivo) del nostro pianeta: uno scaffale green della biblioteca scolastica, da cui trarre spunti per costruire un «laboratorio di cura del presente», come quello suggerito dall’antropologo Marco Aime (in Umani e non umani. Noi siamo natura, Utet, 2024), che si avvale dei contributi di scienziati, narratori, podcaster. Una «sfida ai luoghi comuni, in nome dei beni comuni», ma anche un invito a pensare in grande, partendo dall’informazione di qualità, dalla consapevolezza dei problemi e dalla ricerca di soluzioni nelle scelte quotidiane di ciascuno di noi.
Katherine Rundell, La ragazza dei lupi, trad. di Mara Pace, illustrazioni di Gelrev Ongbico, Rizzoli 2016
*Per le classi prima e seconda
Dall’autrice del bestseller Sophie sui tetti di Parigi, una storia originale e commovente per le lettrici e i lettori più giovani, che smonta il pregiudizio della ferocia dei lupi e propone un rapporto tra esseri umani, animali e ambiente fondato sulla libertà e il rispetto.
In Russia negli ultimi anni dell’impero zarista, una bambina, Feo (Feodora), ha imparato da sua madre a «soffiare i lupi»; un «soffialupi» è il contrario di un domatore: accoglie un lupo cresciuto in cattività e gli insegna a vivere di nuovo tra i boschi, a ululare, ad ascoltare il richiamo della foresta. La missione dei soffialupi è odiosa per i potenti, che vorrebbero tenersi i lupi come giocattoli, dopo averli addomesticati. La mamma viene incarcerata ingiustamente e Feo corre a salvarla con l’aiuto dei suoi amici, esseri umani e lupi. Sullo sfondo, il paesaggio bianco di neve avvolge l’avventura nell’atmosfera magica di una fiaba. Proprio come accade nelle fiabe, dal più piccolo proviene l’insegnamento più coraggioso: «Tutti insieme, – proclama Feo – noi bambini possiamo riprenderci noi stessi. E non so se vinceremo, ma abbiamo il diritto di provare».
Proposte didattiche
Viviana Mazza, Greta, la ragazza che sta cambiando il mondo, Mondadori, 2021
*Per le classi prima e seconda
La giornalista del «Corriere della Sera» Viviana Mazza racconta la storia dell’ideatrice dei «Fridays for Future» Greta Thunberg, che prima di essere globalmente nota e ascoltata dai grandi della Terra è stata una ragazzina «invisibile» e senza amici, spesso a disagio tra i suoi coetanei per la «diversità» causata dalla sindrome di Asperger di cui soffre. Grazie alla sua determinazione nello studio, Greta ha approfondito il tema dei cambiamenti climatici e, sbalordita dalla constatazione che gli adulti non affrontavano con sufficiente decisione il problema, nell’agosto del 2018, a soli 15 anni, ha iniziato a scioperare davanti al Parlamento svedese. La sua protesta ha scosso le coscienze, coinvolgendo presto milioni di giovani in tutto il mondo e segnando una svolta sia nella percezione dell’emergenza climatica, sia nell’attenzione per gli eventi internazionali legati al clima, sia nella narrazione dell’attivismo ambientalista. La biografia è completata da un approfondimento scientifico sul clima.
Proposta didattica
Elisa Palazzi, Federico Taddia, Bello mondo. Clima, attivismo e futuri possibili: un libro per capire quello che gli altri non vogliono capire, Mondadori, 2023
*Per le classi seconda e terza
Elisa Palazzi è ricercatrice del CNR e docente di Fisica del clima all’Università di Torino, Federico Taddia è scrittore, podcaster e autore televisivo. Il titolo del loro libro, ispirato da un podcast in dodici puntate disponibile su Spotify, riprende l’omonima raccolta poetica di Mariangela Gualtieri, di cui si citano in esergo i versi, adottati dagli autori come bussola: «Ringraziare desidero perché / sono tornate le lucciole / e per noi / per quando siamo ardenti e leggeri / per quando siamo allegri e grati». Parole che suggeriscono il tono e le intenzioni del saggio. Nelle pagine introduttive, rivolgendosi alle lettrici e ai lettori, gli autori spiegano che il libro nasce dal desiderio di «far comprendere che il clima e tutto ciò che lo riguarda (il pianeta, il mondo animale e vegetale, noi stessi) è qualcosa di incredibilmente complesso, complicato e fragile. Oltre che estremamente suggestivo e affascinante. Ma per capirci qualcosa, bisogna capirci di più: questa è la prima azione di chi vuol mettersi in azione. Per cambiare le cose».
La struttura del saggio è particolare e coinvolgente: nell’affrontare le grandi questioni della crisi climatica, attraverso i dodici capitoli si avvicendano la voce immaginaria della Terra (Confessioni di un pianeta) che suggerisce un tema, la spiegazione scientifica del tema stesso, una domanda a una scienziata o a uno scienziato (Una domanda a...) e una pagina di consigli pratici (Rompi le scatole!) perché ciascuno si attivi, con il supporto di informazioni precise, e si assuma le proprie responsabilità sia nel cambiare abitudini e stili di vita sia nel bussare alle porte di chi prende le decisioni, per risvegliarne la coscienza.
Proposta didattica
Marta D. Riezu, La moda giusta. Un invito a vestire in modo etico, trad. di Andrea De Benedetti, Einaudi, 2023
Il saggio di Marta D. Riezu, giornalista spagnola specializzata in comunicazione della moda, è un interessante e inedito viaggio cha aiuta a scoprire come, dove e da chi sono prodotti i nostri vestiti, utile per imparare a comprare di meno e a scegliere meglio, con effetti positivi anche sulla sostenibilità dei nostri consumi e sulla tutela dell’ambiente. La «moda giusta» del titolo ha un doppio significato:
Il libro suggerisce una strada per sfuggire alla voracità degli acquisti, senza per questo rinunciare alla moda come strumento di comunicazione e di espressione della nostra personalità: una lettura efficace per coinvolgere le ragazze e i ragazzi nella questione ambientale, attraverso un tema che li riguarda da vicino come consumatori di fast fashion, ovvero degli abiti a basso costo e dalla vita breve, che traboccano dagli armadi degli adolescenti e finiscono per alimentare discariche di dimensioni mostruose nei luoghi più poveri del pianeta.
Proposte didattiche
Marco Valsesia, La vita segreta delle api, Longanesi, 2023
Marco Valsesia è un giovane apicoltore piemontese che ha ereditato dal nonno la passione per le api e fin da bambino studia i segreti di questi insetti fondamentali per la vita sulla Terra. Molto attivo sui social, ha suscitato l’interesse di migliaia di followers raccontando le imprese delle sue arnie, che ospitano circa otto milioni di operosissime api. Il suo taccuino digitale è poi confluito in questo libro appassionato e appassionante.
Così, mentre apprendiamo che la presenza delle api e dei loro preziosi prodotti è una cartina di tornasole della salute dell’ambiente, la vita segreta di queste sorprendenti creature ci spinge a riflettere sull’uso che facciamo del tempo, sulle nostre esistenze chiassose, sullo sguardo distratto che riserviamo all’Altro da noi. Se vogliamo preservare il nostro pianeta – è l’insegnamento più importante delle piccole impollinatrici – dobbiamo per prima cosa imparare che tutto in natura è collegato e noi stessi siamo parte di una fitta trama ordita milioni di anni fa. Perciò, è indispensabile per la sopravvivenza dell’umanità cambiare drasticamente la nostra percezione dell’intero mondo naturale, a partire dall’ascolto attento dei suoi messaggi. «Se il genere umano – osserva Valsesia – è il risultato degli sforzi protratti per secoli da una specie che è alla continua ricerca del significato della propria esistenza, le api rappresentano uno degli ingranaggi più complessi ed evoluti della natura, che silenziosamente muove le quinte dell’Universo sul palcoscenico del tempo e della vita. [...] Se la specie umana si estinguesse, loro continuerebbero a prosperare, a evolversi e a migliorarsi, come fanno dalla notte dei tempi».
Proposta didattica
L’apicoltore Marco Valsesia ci avverte che una diminuzione delle api rappresenta una minaccia per gli ecosistemi in cui vivono e per la stessa agricoltura. I cambiamenti climatici, l’inquinamento, l’uso massiccio di prodotti fitosanitari e di tecniche agricole poco sostenibili mettono in crisi le impollinatrici, le fanno ammalare, le rendono pigre e stressate.
Telmo Pievani e Mauro Varotto, Il giro del mondo nell’antropocene. Una mappa dell’umanità del futuro, Raffaello Cortina, 2022
Telmo Pievani e Mauro Varotto sono entrambi docenti all’Università di Padova, dove insegnano Filosofia delle scienze biologiche il primo, Geografia e Geografia culturale il secondo. Dall’intreccio di filosofia, biologia, storia dell’evoluzione, antropologia e geografia nasce Il giro del mondo nell’Antropocene, che è contemporaneamente un romanzo, un saggio e un atlante cartografico. Il racconto di un viaggio amalgama i tre linguaggi. Siamo nel 2872 e il protagonista, Ian Fogg, paleoantropologo, esperto internazionale di evoluzione umana, compie per scommessa il giro del mondo a bordo di un jet a idrogeno, sulle tracce degli spostamenti umani dalla comparsa dell’Homo sapiens, in Africa e poi in tutti i continenti. Lo scopo di questo viaggio non è solo quello di arrivare prima di una crociera di terrapiattisti, dimostrando la sfericità del pianeta, ma anche quello di illustrare a un gruppo di turisti gli effetti del cambiamento climatico con uno sguardo dall’alto. L’ultimo capitolo, con lo scalo dei viaggiatori nell’Iperaustralia (il nuovo nome dell’Antartide), riserverà una bella sorpresa. Alla narrazione di ciascuna tappa del volo si alternano schede di approfondimento scientifico sull’antropocene contemporaneo, con i problemi e le sfide del rapporto tra esseri umani e ambiente. Completano il libro 17 mappe a colori (a cura di Francesco Ferrarese), che rappresentano il mondo a partire dall’ipotesi scientifica di un innalzamento di 65 metri di quota di mari e oceani, generato dalla fusione totale delle calotte glaciali.
Proposte didattiche
Gli spunti didattici offerti dal volume di Pievani e Varotto sono davvero molti, poiché, come si è visto, si tratta di un libro a più livelli di lettura. Qui ne suggeriamo uno letterario e uno di Educazione civica.
Jonathan Safran Foer, Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il clima siamo noi, traduzione di Irene Abigail Piccinini, Guanda, 2019
Già quasi un classico della letteratura dell’antropocene, il libro dello scrittore statunitense Jonathan Safran Foer, autore dei fortunati romanzi Ogni cosa è illuminata e Molto forte, incredibilmente vicino, da tempo votato alla causa del vegetarianesimo (scelta di vita a cui ha dedicato il saggio-reportage Se niente importa. Perché mangiamo gli animali), racconta la crisi climatica mescolando storie di famiglia, ricordi personali, episodi biblici, dati scientifici rigorosi e previsioni per il futuro. Ne risulta un libro stratificato – pamphlet, saggio, memoir – dall’impatto emotivo molto intenso, che parte dalla volontà di «convincere degli sconosciuti a fare qualcosa» e termina con un messaggio indirizzato ai figli, ai quali ciascun genitore vorrebbe insegnare «la differenza tra correre verso la morte, correre per sfuggire alla morte e correre verso la vita», non solo a parole, ma con le scelte personali e l’impegno indispensabili per combattere «la più grande crisi che l’umanità abbia mai dovuto affrontare».
Di capitolo in capitolo, Safran Foer dimostra con tanti esempi che il primo ostacolo da superare per cambiare strada nel nostro rapporto con l’ambiente è un miscuglio di incredulità, ignoranza e indifferenza. Una macchia di umidità sul soffitto della nostra stanza ci infastidisce, non altrettanto un tetto che si sta deteriorando: allo stesso modo, proviamo sentimenti di allarme e mettiamo in atto reazioni immediate davanti agli eventi atmosferici estremi, senza che questi producano però una profonda presa di coscienza dei problemi e decisioni efficaci per contrastarli. Eppure «nessuno se non noi distruggerà la Terra e nessuno se non noi la salverà... Noi siamo il Diluvio e noi siamo l’Arca».
Proposta didattica
Un’idea centrale nella riflessione di Jonathan Safran Foer è che la crisi climatica non sia «una buona storia», non abbia cioè le qualità per suscitare l’interesse della gente in modo autentico e duraturo.
Barbara Mazzolai, La natura geniale, Longanesi, 2019
Barbara Mazzolai dirige il Centro di Micro-Biorobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Pontedera e le sue attività di ricerca si svolgono nel campo della biomimetica e della robotica bioispirata, con l’obiettivo di studiare la Natura per esportare i suoi principi nello sviluppo di nuovi robot e tecnologie al servizio dell’uomo. Con uno stile scorrevole e accattivante, La natura geniale risponde a domande che permettono di immaginare un futuro più abitabile:
Studiare abbandonando ogni schema precostituito, non per capire quanto possiamo «prendere» dagli altri esseri viventi, ma quanto possiamo «apprendere», è l’impegno quotidiano della scienziata, che nel suo ricchissimo saggio ci fa incontrare animali bizzarri, piante dalle facoltà misteriose, enigmi ancora insoluti, studiosi audaci nel confrontarsi con l’inesauribile genialità della Natura. Ne risulta un quadro entusiasmante, che «unisce i puntini» tra uomini come Leonardo da Vinci, Galileo Galilei, Charles Darwin e l’umanità del Ventunesimo secolo, superando gli steccati che separano le discipline e suggerendo uno scenario in cui biologia, medicina e tecnologia collaborano tra loro nella costruzione di un rapporto inedito tra mondo umano e mondo naturale.
Proposte didattiche
Adriano Favole, La via selvatica. Storie di umani e non umani, Editori Laterza, 2024
Adriano Favole è professore ordinario di Antropologia culturale all’Università di Torino e Visiting Professor all’Università della Nuova Caledonia. La via selvatica. Storie di umani e non umani è un viaggio tra i popoli del passato e del presente che vivono a stretto contatto con l’«incolto» (o «selvatico»): la vita naturale che continuamente germoglia, rinasce e si organizza nelle foreste, lungo le anse dei fiumi o sui greti dei torrenti, alle falde dei vulcani, negli oceani e vicino alle barriere coralline, ma anche nei prati familiari delle nostre Alpi. Non c’è bisogno di viaggiare in luoghi remoti, infatti, per avvicinarsi al «selvatico»: tra le sue epifanie, raccontate nel primo capitolo, l’autore descrive il bosco davanti alla casa in cui abita, una striscia sottile di vegetazione cresciuta lungo la ferrovia che da Torino porta al mare di Savona, dove negli anni Trenta furono costruiti edifici e orti vicino alla stazione, in seguito abbandonata. Non lontano, ci sono i giass della valle Pesio, in provincia di Cuneo, a due passi dal mare. Giass in dialetto piemontese significa «giaciglio»: indica una radura che gli esseri umani hanno rubato alle foreste, una manifestazione della «cultura che, letteralmente, si ritaglia spazi nell’incolto per attrarre la luce». Sulle montagne, i confini tra cultura e mondo selvatico sono particolarmente labili: quando le baite alpine dei giass vengono abbandonate, in un tempo abbastanza breve ritornano a essere piccole pietraie di forma arrotondata adagiate sui versanti dei monti.
Luoghi come questi, dove il colto e l’incolto si dissolvono l’uno nell’altro, testimoniano che, se immaginare e costruire «culture», cioè spazi coltivati e domestici, fatti di semi e di campi, di parole e di usanze, sono operazioni compiute dai popoli fin dalla notte dei tempi, noi non siamo solo cultura e la nozione di umano include sempre qualcosa di incolto. Esserne consapevoli significa alimentare un pensiero alternativo rispetto al pessimismo indotto dall’epoca del cambiamento climatico, dei consumi sfrenati, dei rifiuti, della guerra: mentre la vita su tutto il pianeta appare minacciata, possiamo reimparare a guardare fuori di noi, a convivere con il non-umano, a lasciarlo fare, senza pretendere di dominarlo o distruggerlo, ma riconoscendolo come parte della nostra «casa comune».
Mettersi in ascolto del «selvatico» significa allora reimparare a farsi da parte, come il Marcovaldo di Italo Calvino, che l’autore ricorda nell’Epilogo: «Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse in una tegola, non gli sfuggivano mai...».
Proposta didattica
Referenze iconografiche: dovidovicd/123RF