Del viaggio per arrivare in Europa intrapreso dai profughi che cercano migliori condizioni di vita si parla generalmente solo quando avvengono tragedie in mare. Anche chi arriva a destinazione porta però con sé il ricordo traumatico di un percorso pericoloso e dispendioso, contrario a ogni diritto umano.
Fabio Geda, in Nel mare ci sono i coccodrilli, racconta la storia vera di Enaiatollah, che a soli 10 anni parte dall’Afghanistan attraversando almeno cinque stati prima di giungere a Torino, alternando i lunghi tratti percorsi a piedi ai chilometri passati rinchiuso all’interno del container di un Tir, arrivando per la prima volta in vita sua di fronte al mare, nel suo immaginario pieno di coccodrilli.
Fabrizio Gatti, giornalista italiano de «l’Espresso», ripercorre il viaggio tracciato dai migranti subsahariani, attraversando il deserto su una jeep sovraccarica, con il rischio che i passeggeri nel sonno cadano giù dalla vettura o che l’auto abbia un guasto in mezzo al nulla. Si brucia poi le dita perché non siano riconosciute le sue impronte e si fa chiudere nel Centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa, facendosi chiamare con il nome di Bilal, per raccontare le pessime condizioni con cui i migranti sono accolti una volta arrivati in Europa.
Giuseppe Catozzella, Premio Strega Giovani 2014 con Non dirmi che hai paura, traccia infine il percorso realmente compiuto da Samia, giovane atleta somala con la corsa nel sangue, che partecipò alle Olimpiadi di Pechino e tentò poi la strada via mare per arrivare a competere anche a quelle di Londra. Il libro narra la sua lotta per poter allenarsi, correndo di notte nello stadio deserto di Mogadiscio o coperta dal burqa per sfuggire ai controlli degli integralisti. La passione le fa superare ogni ostacolo, ogni paura. Dopo il successo che la portò in Cina con un volo aereo transoceanico, tornata in patria affronta nuove difficoltà per continuare la propria carriera. Dalla Somalia si sposta dunque all’Etiopia per essere seguita da un allenatore. Insoddisfatta per come viene trascurata e di fronte a continue ostilità, decide di scappare inseguendo il suo successo e di seguire le tracce della sorella partita per la Svezia qualche anno prima. Riduce la propria identità a un sacchetto di plastica con pochi averi, attraversa il deserto, la propria vita aggrappata alla tecnologia di un GPS, rimane bloccata in Libia e si imbarca infine per l’Italia morendo proprio alle porte di Lampedusa.
I protagonisti di queste tre storie sono giovanissimi: per migliorare le proprie condizioni rischiano la vita e, come dice Fabrizio Gatti, «se arriveranno vivi in Europa, li chiameranno addirittura disperati. Anche se sono tra i pochi al mondo ad avere ancora il coraggio di giocarsi la vita carichi di speranza».
Sono storie di persone che provengono da tre paesi diversi, mentre gli scrittori sono tutti e tre italiani. La tematica tocca infatti molto da vicino il nostro paese, che per la sua posizione geografica si trova a essere luogo di arrivo, di transito e, per alcuni, anche destinazione del viaggio.
La lettura di questi romanzi può essere proposta all’interno di un percorso didattico sull’immigrazione in chiave pluridisciplinare e offre lo spunto per approfondire alcuni temi.
Lo scorso anno il numero di rifugiati nel mondo ha superato i 51 milioni di persone, per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale. Solo nei primi quattro mesi del 2015 i morti in mare hanno superato quelli degli anni precedenti. È dunque un tema di scottante attualità che coinvolge il nostro senso di cittadinanza globale e che merita di essere affrontato in classe.
Referenze iconografiche: Fishman64/Shutterstock