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Settembre, andiamo. È tempo di…| Learning Academy by Sanoma Italia

Scritto da Mario E.M. Fumagalli | set 11, 2024

Da studente, non mi è mai piaciuto molto D’Annunzio. Era un personaggio troppo sopra le righe per i miei gusti adolescenziali. Ma mi piaceva il suo modo di scrivere, quello sì.

E I pastori è stata una poesia che ho sentito mia da subito, che mi è entrata dentro come per osmosi e ancora, a distanza di anni, quando le vacanze finiscono e si riprende la routine lavorativa, mi tornano alla mente quei versi, che conosco a memoria. Questo, infatti, è da sempre il tempo di migrare, di scendere verso l’Adriatico selvaggio e ricominciare un nuovo anno. Di lasciare quelle montagne che per lunghe settimane mi hanno accolto e protetto, per tornare alla vita di tutti i giorni.

Sono certo che riconosciate questo sentimento. Il vero inizio è adesso, non dopo i festeggiamenti di S. Silvestro, quella è al limite una ripartenza. È a settembre che si mettono le basi per il nuovo anno, è ora che, ricaricati dal periodo estivo, possiamo puntare il focus su che cosa vogliamo ottenere nei mesi successivi e nel nuovo anno che arriverà.

Il mio suggerimento, nell’augurarvi un buon inizio, è che mettiate al centro del vostro nuovo anno la cura delle relazioni, soprattutto quelle con gli studenti e le studentesse. Tutte le ricerche – e sicuramente la vostra esperienza lo confermerà – mettono in evidenza il ruolo fondamentale nel favorire l’apprendimento svolto da un buon clima di classe, da sane relazioni sia tra pari sia tra insegnante e studenti. E in una classe chi guida, chi dà la tonalità dei rapporti è certamente l’insegnante, anzi l’insieme degli insegnanti.

Vi propongo quindi di definire un vostro obiettivo relazionale: esattamente come programmate l’attività didattica, come fissate le date dei consigli e delle riunioni, come indicate gli orari per il ricevimento dei genitori, così concedete a voi stessi lo spazio e il tempo per lavorare sulla relazione con ciascuno dei vostri ragazzi e con ciascuna delle vostre ragazze. Non si tratta di aggiungere qualcosa “da fare”, ma di riservare uno spazio dedicato a voi stessi in rapporto con i vostri studenti. Un bravo consulente parlerebbe di ottimizzare tempo e risorse.

Anzi, potreste addirittura proporre alle vostre studentesse e ai vostri studenti di fare altrettanto. Chiedete anche a loro di darsi un obiettivo relazionale, con voi e/o tra loro. Il percorso, la sfida a cui potete invitarli è quello di imparare a “lavorare” sulle relazioni, a comprendere che una relazione – di qualunque tipo, amicale, affettiva, anche professionale e sociale - deve essere coltivata, che non vive se lasciata a sé stessa, perché si basa sulla profonda conoscenza di chi abbiamo di fronte, dei suoi valori, delle sue convinzioni rispetto alle quali è necessario un costante lavoro di riconoscimento, accettazione, mediazione con i propri valori e convinzioni. Educare bambini/e e ragazzi/e alle relazioni è un compito strettamente connesso alla missione della scuola, perché sapete bene che più il contesto in cui viviamo diventa complesso, più le competenze tecniche, disciplinari, hanno bisogno di essere accompagnate da quelle sociali ed emotive.

Un consiglio: fate in modo che questi obiettivi siano condivisi all’interno del gruppo. Il fatto di rendere pubblico un impegno lo rende “reale”. Quando vi prefiggete di fare qualcosa, è molto diverso se tenete l’intenzione per voi o se la condividete con qualcuno: nel primo caso siete gli arbitri di voi stessi, mentre nel secondo ci sarà qualcuno che, partecipe del vostro obiettivo, potrà chiedervene conto, stimolandovi ad agire. Non solo: all’interno di un gruppo, di una classe, sapere che un compagno sta lavorando su un determinato obiettivo, aiuta a responsabilizzare anche gli altri, che in caso di difficoltà potranno sostenerlo. E quando lui o lei, raggiungeranno il risultato atteso, sarà più facile e immediato riconoscerlo. E celebrarlo insieme.

Come si fa per condividere gli obiettivi dei singoli all’interno di un gruppo? Non esiste la modalità giusta, ma esiste quella giusta per ogni gruppo. A me piace molto che ognuno dichiari il proprio obiettivo al gruppo riunito appositamente e che di tutto venga tenuta traccia: che ci sia un foglio, un quaderno, un poster che “certifichi” l’impegno che ognuno si è preso con sé stesso di fronte agli altri e che, periodicamente, possa essere consultato, per una verifica periodica e condivisa.

I momenti di verifica infatti servono, per dare continuità al lavoro. Perché uno dei rischi maggiori è quello di partire con molto entusiasmo e poi perdersi, raffreddarsi, per il prevalere della quotidianità, per distrazione. Lavorare sulla relazione richiede, al contrario, pazienza e tempo, richiede chiarezza e trasparenza. In una parola, richiede confronto. C’è sempre quel momento, durante la lezione, in cui si tira un po’ il fiato, in cui si chiacchiera un po’: ecco, trasformate quei momenti di “leggerezza” in momenti di confronto sul lavoro che avete proposto.

A questo punto, serve una precisazione.

Ho parlato di obiettivo relazionale, ma che cosa vuol dire? Per me significa lavorare sulle proprie emozioni e sulle proprie abilità comunicative. Non ha senso, infatti – perché non è produttivo – puntare a ottenere un cambiamento nell’altro. Bisogna sempre partire da noi stessi e allenare quello che riteniamo essere il nostro punto di miglioramento. Si può migliorare la nostra capacità di gestire le emozioni affinché siano un motore che ci spinge e non una zavorra che ci frena. E si possono acquisire strumenti per poter trasmettere al meglio sia le emozioni che proviamo, sia le conoscenze che abbiamo.

Per questo è importante, quando definirete il vostro obiettivo, e nel caso in cui chiederete ai vostri studenti di fare altrettanto, che siate sempre molto onesti del definire quello che “voi” volete ottenere per voi stessi. Non per accontentare qualcuno o per rispondere a qualche ordine superiore. Definite un obiettivo che sia vostro e solo vostro. E fatelo in termini molto specifici, dichiarando a quale risultato visibile, riconoscibile tendete. In modo tale che, una volta raggiunto, possiate verificare davvero di averlo ottenuto.

Peraltro non è semplice identificare che cosa si vuole davvero: per questo potrebbe essere utile un lavoro preparatorio, analitico, per capire dove si è e dove si vorrebbe andare.

Vi auguro davvero di trovare il tempo e la voglia per… scendere all’Adriatico selvaggio, che verde è come i pascoli dei monti. Per riscoprire la bellezza del vostro lavoro e continuare a sostenere giovani donne e giovani uomini nella fase più delicata e bella della loro vita.