Per difficoltà di apprendimento si intendono diverse tipologie di problematiche scolastiche che possono impedire, ostacolare o rallentare il normale processo dell'apprendere. Queste difficoltà nel corso del percorso scolastico possono originare da uno o più fattori che riguardano sia lo studente (per esempio le attitudini, lo stile di vita, la motivazione) sia il contesto (le caratteristiche socioculturali dell'ambiente, gli aspetti familiari, la qualità dell'istruzione scolastica ed eventuali lacune pregresse).
I disturbi dell'apprendimento, al contrario, sono riconducibili a un deficit specifico nelle strumentalità di base, quali la capacità di lettura, di scrittura e di calcolo, a una disfunzione o a un ritardo nello sviluppo dell'organizzazione neurofunzionale.
Si tratta infatti di "un disturbo che permane lungo tutto il corso della vita dell'individuo, anche se assume diversi gradi di espressività in funzione della sua gravità, delle caratteristiche cognitive del soggetto e delle opportunità educative o relazionali che questo riceve" (Lucangeli, Cornoldi et al. 2011; Tressoldi Vio 2012). L'obiettivo della riabilitazione non deve essere pertanto centrato sulla scomparsa del sintomo, bensì sulla riduzione della difficoltà.
Al contrario le difficoltà di apprendimento, in genere più diffuse nella popolazione, non hanno una base innata neurofunzionale: sono spesso legate a lacune diffuse, appaiono meno specifiche riguardo le strumentalità degli apprendimenti e presentano una manifestazione più eterogenea. Sono inoltre fortemente condizionate dalla stimolazione e dal contesto ambientale e, se vengono attuati interventi mirati di rinforzo e potenziamento, sono maggiormente modificabili e passibili di miglioramento.
La distinzione tra difficoltà e disturbo è fondamentale per focalizzare il problema e predisporre un intervento adeguato.
Di recente si è sviluppato un grande interesse per la ricerca nell'ambito dei disturbi specifici dell'apprendimento dopo i 15 anni. Ciò si spiega da un lato con una maggiore informazione su questo tema, dall'altro con un incremento delle valutazioni scolastiche per questa età. Può accadere infatti che, aumentando il carico di lavoro e di studio nei diversi indirizzi degli istituti superiori, si innalzino le difficoltà riscontrate nelle varie materie e cresca così la necessità di approfondire la natura del problema attraverso percorsi valutativi.
Un riconoscimento tardivo delle difficoltà o non sufficientemente approfondito nella scuola secondaria di secondo grado rende la situazione maggiormente complessa e delicata, sia per i docenti, che non hanno sufficienti elementi di conoscenza, sia per lo studente che può essere esposto a una didattica poco efficace e a possibili vissuti di estrema fatica e frustrazione.
Allo stesso modo nella scuola secondaria di secondo grado l'eventuale presenza di disturbi specifici di apprendimento, per sua natura, emerge in modo meno chiaro. L'oggetto della richiesta didattica infatti non riguarda direttamente le strumentalità di base, per esempio non viene richiesto allo studente di iniziare a leggere e scrivere, pertanto per il docente può essere meno immediato rintracciare eventuali segnali di rischio specifici.
Tuttavia proprio le difficoltà negli apprendimenti iniziali, se presenti, possono permanere nel tempo e rendere ulteriormente complessa la richiesta scolastica che cresce, per sua natura, con il progredire del percorso didattico.
Per esempio il ragazzo che presenta difficoltà di lettura potrebbe essere più in difficoltà e affaticato, rispetto ai normo-lettori, nelle materie di studio orale o nella comprensione di un testo.
Così come nella scrittura il ragazzo che commette molti errori ortografici o che è particolarmente affaticato nella grafia potrebbe essere meno predisposto a scrivere, con produzioni essenziali. Oppure potrebbe sforzarsi notevolmente per non compiere errori ortografici ed essere eccessivamente focalizzato su questo aspetto a discapito dell'ideazione e del contenuto.
Se vi è una scarsa attenzione e sensibilità, c'è il rischio che i ragazzi con disturbi specifici di apprendimento vengano confusi con studenti poco impegnati, con basse competenze o con un rendimento scolastico inadeguato.
Allo stesso modo gli studenti stessi, che sono in una fase di crescita particolare e sono molto interessati al confronto con i pari, tendono a non chiedere aiuto all'adulto, cercano di nascondere eventuali difficoltà per non apparire diversi o poco competenti, rendendo ulteriormente complessa l'eventuale individuazione di una effettiva difficoltà.
Per quanto riguarda la parte operativa, sia in riferimento all'esperienza clinica che alle fonti in letteratura, si possono prendere in considerazione alcuni suggerimenti con la finalità di personalizzare la didattica e renderla maggiormente inclusiva. Questo può essere utile sia per i ragazzi che presentano un disturbo specifico di apprendimento che per gli altri studenti: vi sono infatti alcuni aspetti che, nel rispetto delle soggettività e dei bisogni specifici del singolo, possono favorire il processo di apprendimento e il successo formativo.
Del resto le stesse indicazioni ministeriali sottolineano come sia «sempre più urgente adottare una didattica che sia "denominatore comune" per tutti gli alunni e che non lasci indietro nessuno: una didattica inclusiva più che una didattica speciale» (direttiva MIUR 27.12.2012). A tal fine le scuole possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune (DPR.275/99, art. 4, c.2) per favorire percorsi personalizzati adatti alle capacità di ciascuno. «Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende […], le strategie didattiche devono sempre tener conto della singolarità e della complessità di ogni persona, delle sue capacità, delle sue fragilità nelle diverse fasi di sviluppo» (Indicazioni nazionali per il curricolo, 2012).
Gli spunti che seguono non mirano a essere esaustivi ma si pongono come possibili ambiti di riflessione e applicazione.
Un aspetto particolarmente significativo consiste nel guidare il ragazzo verso uno studio il più possibile strategico e consapevole.
Un buon metodo di studio appare lo strumento compensativo più efficace e, a tal proposito, appare particolarmente utile supportare lo studente a trovare il proprio "metodo" ossia la propria strada di apprendere, al contrario di fornire consigli standard, poco sperimentati e personali.
Alcuni aspetti meritevoli di interesse per un buono studio potrebbero essere: imparare a conoscersi, a pianificare e organizzare il proprio tempo, darsi obiettivi e priorità di lavoro, imparare a rielaborare il materiale di studio, adattare il modo di studiare alla tipologia di materia e alle modalità di verifica, gestire alcune richieste scolastiche, favorire un monitoraggio e un'autovalutazione delle proprie conoscenze, utilizzare in modo più personale ed efficace eventuali strumenti compensativi e dispensativi ritenuti utili.
Alcuni accorgimenti utili per favorire la letto-scrittura e la comprensione, ambito particolarmente complesso e oneroso per gli studenti in difficoltà, potrebbero essere:
Durante i momenti valutativi, sarebbe preferibile, in particolare per chi presenta disturbi specifici o difficoltà di apprendimento, privilegiare gli aspetti di contenuto, a discapito delle strumentalità di base (per esempio in una produzione scritta non penalizzare per il numero di errori ortografici), e adattare la valutazione alla tipologia di materia e di richiesta.
Sarebbe utile prevedere momenti di recupero in caso di prove negative, sospendere il giudizio e la valutazione, guidare lo studente al riconoscimento dei propri errori e quindi all'autocorrezione. L'autovalutazione infatti può portare l'alunno a sviluppare un atteggiamento metacognitivo, così come favorire una consapevolezza delle proprie risorse e delle proprie difficoltà; in questo senso, è fondamentale aiutare lo studente a soffermarsi sui passi e le strategie usate nello svolgimento del compito, aiutandolo a comprendere ciò che gli è stato maggiormente utile.
In generale, per chi presenta difficoltà, appare ancora più opportuno evitare la sovrapposizione di più verifiche e interrogazioni nello stesso giorno e, laddove ritenuto utile, consentire l'utilizzo di strumenti compensativi e dispensativi in modo flessibile e ragionato, adattando lo studio personale alla materia e alla tipologia di verifica.
Nella scelta dei compiti a casa sarebbe bene focalizzarsi sulla qualità e sull'interiorizzazione dei processi e dei contenuti, non soffermandosi quindi eccessivamente sulla quantità e sulla ripetitività degli esercizi, pena la demotivazione e la passività dello studente. Se ritenuto utile e/o consigliato da un documento di valutazione bisognerà ridurre il carico dei compiti a casa.
Ci si dovrebbe accertare con discrezione che i compiti e le comunicazioni scuola-famiglia, se affidate al diario, siano scritte in modo esaustivo e corretto, così come in senso lato le informazioni scritte e ricopiate dallo studente.
In ultimo, ma non meno importante, se vi è una presa in carico da parte di agenzie educative e/o specialisti, può essere molto utile costruire una collaborazione con la famiglia, interlocutore costante per la scuola, e con i professionisti, e prevedere momenti di confronto con la finalità di lavorare in sinergia e rendere più efficace il percorso dello studente.
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