Le attività di “laboratorio tecnico” sono caratterizzate da questi elementi:
Gli insegnanti “teorici” nutrono una certa invidia per i colleghi “pratici” perché, a loro dire, disporrebbero di una “materia” che richiede agli studenti un impegno operativo, facile, senza quel lavoro cognitivo, decisamente più difficile e impegnativo, richiesto dalle proprie discipline. Non si rendono, però, conto che molte delle caratteristiche del laboratorio di una disciplina “tecnica” possono essere attivate anche per le materie “teoriche”. Le specificità didattiche dell’apprendimento in un “laboratorio” tecnico possono essere utilizzate tutte anche quando si manipolano oggetti concettuali (contenuti disciplinari, abilità personali, sociali e cognitive), si utilizzano strumenti soft (apparati digitali, software, o carta e matita) e si realizzano artefatti cognitivi (progetti, rapporti, filmati, presentazioni analogici e digitali). I principi didattici di riferimento, i meccanismi cognitivi attivati, le leve motivazioni utilizzate sono gli stessi.
La didattica laboratoriale è una strategia di insegnamento e di apprendimento nella quale lo studente si appropria della conoscenza nel contesto del suo utilizzo. Questo in contrasto con la didattica convenzionale in cui la conoscenza viene proposta agli studenti in isolamento da ogni suo utilizzo e per le sue caratteristiche generali. Essa tende a superare due tra le cause principali di un apprendimento superficiale, riproduttivo e che genera un transfer limitato delle conoscenze all’interno e all’esterno della scuola: la separazione dei momenti di costruzione e di utilizzo della conoscenza e la natura decontestualizzata del sapere.
L’organizzazione della didattica convenzionale si fonda sul presupposto che l’acquisizione e l’utilizzo della conoscenza siano due processi che appartengono a due universi differenti: a scuola si impara la conoscenza, mentre il suo utilizzo avviene una volta terminata la scuola. In questa prospettiva, lo scopo della scuola è di fornire conoscenza corretta, bene organizzata secondo l’epistemologia della disciplina e, cosa importante, presentata in modo neutro rispetto ai possibili utilizzi, perché solo la genericità facilita il suo utilizzo in molti contesti differenti.
Le ricerche sull’apprendimento sviluppate negli ultimi decenni a partire da studi sulle modalità attraverso le quali le persone apprendono nella vita di tutti i giorni, hanno progressivamente smentito tante delle convinzioni su si fonda la scuola attuale, evidenziando come l’appropriazione delle conoscenze e il loro utilizzo non sono mai temporalmente separate (se non a scuola) e che i significati (il valore della conoscenza) sono sempre situati in specifici contesti d’uso, mai astratti o generali. Si costruisce conoscenza significativa nello svolgimento di attività, non al di fuori di esse, e in specifici contesti d’uso:
Coerentemente con questi principi, David Jonassen offre alcune suggestioni per una didattica significativa:
Secondo la didattica laboratoriale gli studenti lavorano con i contenuti per generare un prodotto. Operativamente il focus della didattica è il “prodotto” da realizzare, ma didatticamente il prodotto è un pretesto per imparare, è un attrattore delle attività e il vero focus è il processo con il quale lo studente si appropria dei contenuti disciplinari e sviluppa abilità cognitive, personali e sociali.
Fare didattica in questo modo implica per l’insegnante una ristrutturazione del sé professionale e delle sue pratiche didattiche. Infatti:
Cambiano, anche i tempi e i luoghi della didattica: l’organizzazione della didattica in unità di una o due ore non è funzionale all’operatività laboratoriale, perché l’azione intenzionale e finalizzata impone tempi distesi e, pertanto, sono necessari moduli di una di una certa durata, anche di 4 o più ore. Inoltre le “risorse” per l’apprendimento non si possono trovare sempre e tutte nell’aula o all’interno della scuola e potrebbe essere necessario uscire dalla scuola e utilizzare la realtà come “libro di testo”.
Ma il cambiamento più importante, non semplice e indolore da compiere, è quello che riguarda i presupposti concettuali della didattica, cioè i convincimenti dell’insegnante su cosa significhi apprendere e sulle pratiche didattiche associate. Il ruolo del docente subisce un cambiamento non di poco conto. Al docente sarà richiesto un limitato impegno nella presentazione dei contenuti (l’attività didattica che più lo impegna abitualmente); egli si dovrà dedicare all’identificazione delle opportunità per lo studente di «fare esperienza di apprendimento», cioè a ideare, progettare e implementare le attività di apprendimento, alla ricerca e alla messa a disposizione delle risorse necessarie e a fornire il supporto agli studenti mentre lavorano e apprendono. L’attenzione del docente sarà posta a:
Anche lo studente dovrà cambiare il suo modo di “studiare”. Non gli sarà richiesto di “stare attento” o di “seguire” la lezione dell’insegnante ma dovrà avere un ruolo attivo sia cognitivamente sia operativamente. Apprendendo in questo modo, lo studente, non solo apprenderà i “contenuti” disciplinari in modo significativo ma allenerà il proprio pensiero e svilupperà abilità e competenze. Dal punto di vista dello studente, questa didattica favorisce l’attivazione degli stili di apprendimento preferiti, consente di utilizzare e valorizzare al meglio le sue risorse e i suoi interessi, favorisce la consapevolezza di ciò che si è imparato e potenzia i processi cognitivi e metacognitivi.
Di seguito si presentano alcuni esempi di didattica laboratoriale realizzata da insegnanti in differenti contesti educativi.
Nello svolgimento di questi laboratori gli insegnanti hanno iniziato a “insegnare” quando hanno ideato le attività e le hanno pianificate prestando attenzione a creare opportunità di apprendimento in relazione agli obiettivi prefissati, hanno continuato con insegnamento diretto (lezione tradizionale), con il supporto al lavoro degli studenti, con il monitoraggio e il feedback; gli studenti hanno imparato facendo ricerca sul territorio e in internet, interagendo con soggetti esterni alla scuola, lavorando in gruppo e da soli, utilizzando strumenti, anche digitali, di vario tipo, pianificando e monitorando il loro lavoro, costruendo il prodotto finale e, qualche volta, anche seguendo le lezioni e studiando in modo tradizionale.
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