Per la maggior parte degli alunni, e non solo, la geografia è un insieme di conoscenze che sono costretti a memorizzare e studiare a scuola, senza vederne l’utilità, né il senso. Come insegnante mi sono interrogata spesso su come superare questa visione, questa barriera, e proporre lo studio della geografia per quello che realmente è: una scienza multidimensionale, una “cerniera” tra discipline umanistiche e scientifiche, come si legge nelle Indicazioni nazionali del 2012.
Così ho pensato: e se, anziché dall’ insegnamento, partissi dall’apprendimento?
Apprendere, ad prehendere, dal latino, significa afferrare con intensità. Afferrare è un’azione che implica una scelta, evidenzia il carattere attivo del gesto. Non si tratta di una semplice disquisizione lessicale, ma di un vero e proprio ribaltamento didattico.
Quanto ci ricordiamo i luoghi che abbiamo visitato personalmente, che abbiamo attraversato, in cui ci siamo fermati, in cui abbiamo “agito” la conoscenza, con il corpo, con le emozioni, con i pensieri?
Molto. Quanto poco, invece, a distanza di tempo, ci ricordiamo delle nozioni apprese soltanto mnemonicamente?
Di qui la chiave per la svolta: far sì che la geografia venga “agita” dagli alunni.
Nell’ultima opera di Pearson Paravia a cui ho collaborato, il corso di geografia per la Scuola secondaria di primo grado Occhi sul mondo, scritto da Carlo Griguolo, ho avuto la possibilità di dare voce a questo approccio creando, sulla base di una lunga esperienza didattica, di studio e formazione continua, una proposta didattica che prevede il coinvolgimento diretto degli alunni e l’attivazione di interazioni sociali, a coppie, piccoli gruppi, di classe.
Sicuramente, apprendere con queste modalità incide sui tempi, che si allungano e dilatano, ma ha un impatto decisamente significativo in vista dell’obiettivo finale della geografia: fare propri atteggiamenti e abitudini mentali, formare persone autonome e critiche.
Nel presente articolo, propongo alcuni esempi di attività legati agli obiettivi di apprendimento della geografia – orientamento, linguaggio della geo-graficità, paesaggio, regione e sistema territoriale – focalizzando l’attenzione su diverse finalità didattiche ed esplicitandone le motivazioni.
Una delle prime attività che è possibile proporre è “Mi fido di te”.
Questa proposta ha due obiettivi: orientamento geografico e sociale. Conoscere come orientarsi, i punti cardinali, e farlo attraverso l’uso del corpo: se faccio esperienza concreta di una conoscenza, l’apprendere sarà completo perché coinvolge la mente insieme al corpo.
L’attività è pensata per una classe prima, all’inizio dell’anno, che, quindi, deve ancora diventare gruppo, imparare a interagire. Il lavoro a coppie permette di approfondire la conoscenza reciproca, imparare a fidarsi e sentire anche di avere una rete di supporto, di non essere soli ad affrontare il gioco
Come per ogni disciplina non si può fare a meno delle conoscenze, intese non solo come nozioni di base, ma anche come lessico specifico e metodo di studio.
Come proporre l’apprendimento del lessico? Con il gioco! Anche se ormai accettato nella didattica, noi insegnanti facciamo fatica a comprendere il valore coinvolgente ed educativo del gioco, considerandolo spesso ancora soltanto un passatempo.
Personalmente ho sperimentato con successo che gli alunni riescono a imparare i termini della geografia e le loro definizioni attraverso il cruciverba. Si può predisporlo perché venga risolto dagli alunni o, in un secondo momento, farlo creare a loro.
Il gioco può essere impiegato anche con un altro chiaro obiettivo, la conoscenza della cartografia, in una attività rivolta alla classe prima che ho chiamato “Io sfido…te”.
Il coinvolgimento è attivo perché il lavoro è completamente preparato dagli alunni per gli alunni. Ciò comporta non soltanto un’acquisizione personale delle conoscenze, ma anche una verifica del processo di apprendimento da parte dei ragazzi sia nel momento in cui ricompongono il puzzle creato dai compagni, sia quando vedono il proprio assemblato dagli altri.
C’è una costruzione delle conoscenze, delle competenze e una riflessione su quanto ognuno di loro ha fatto: funziona? Non funziona? Cosa non funziona?
Il paesaggio oltre che oggetto di studio è uno strumento fondamentale per l’educazione geografica. Ogni elemento del paesaggio è un segno con un significante visibile e un significato sottinteso; per comprendere questi segni è necessario conoscerne i codici di lettura e trascrizione.
Perciò è fondamentale che gli alunni si allenino a vedere ciò che è immediatamente visibile e ciò che non lo è.
Immagini
Le immagini permettono di stimolare apprendimenti anche complessi proprio per la loro forza evocativa e descrittiva. Ecco alcune proposte.
Letture
La lettura rende attiva l’acquisizione di capacità di analisi, coinvolgendo sia la dimensione sensoriale ed emotiva, sia quella razionale. Per questo motivo è utile proporre attività che partono dalla lettura di brani di letteratura contemporanea per ragazzi che oggi offre testi ottimamente scritti, vicini ai giovani e molto coinvolgenti. Eccone un esempio rivolto alle classi seconda e terza in riferimento all’urbanizzazione
Analizzare, interpretare confrontare, avere una personale opinione sono spesso considerate competenze troppo alte per alunni della Scuola secondaria di primo grado. Potrebbe sembrare ovvio, ma la via per andare oltre questo dubbio è semplicemente ricordarci che l’obiettivo deve essere adeguato alla fascia di età dei ragazzi.
Quelli che propongo di seguito sono compiti di realtà - il primo per la classe prima, quelli a seguire per le terze - che nascono dalla considerazione che quanto più vicina e concreta è l’attività proposta, tanto più i nostri alunni metteranno in campo risorse e si sentiranno coinvolti personalmente, liberi di esprimere le loro analisi, opinioni, interpretazioni. Il docente può partire da questo per mediare, problematizzare ed eventualmente reindirizzare.
Referenze iconografiche: Dmitrii Sudzerovskii/Shutterstock